In questi giorni si stanno moltiplicando le
iniziative dei Sindaci contro la paventata partenza della TARES,
l'ultima rapina del Governo Monti per spremere ulteriori soldi dalle
tasche degli Italiani. La nuova tassa rifiuti porterà ad aumenti
sostanziosi da un minimo del 30 fino al 60% per i contribuenti, già
sottoposti agli effetti dellapiù grande crisi del dopoguerra. Crisi che
ancora non ha raggiunto il suo apice e
che prevede (su questo tutti gli analisti sono concordi) un ulteriore
aumento della disoccupazione e la perdita di lavoro per altre centinaia
di migliaia di operai, impiegati, lavoratori. L'unico posto in Italia
dove l'ingresso della TARES non è sentito come una sciagura è il
Consorzio di Bacino 16, che invoca questa tragedia come una manna dal
cielo, per poter garantire la liquidità necessaria al mantenimento di
quel carrozzone succhiasoldi che è SETA. Nessun ripensamento o presa di
responsabilità su come si sia potuti arrivare ad un buco di bilancio di
molti milioni di Euro, ma la speranza di una salvezza data da un nuovo
furto ai danni dei contribuenti.
Nessuna decisione che segni un
cambiamento sia dei dirigenti che hanno dimostrato la loro incapacità
gestionale che di chi ha diretto le politiche aziendali in questi anni,
Corgiat in testa, ma semplicemente uno "dai che arrivano i soldi"
Nessuna riflessione sull'esito dei referendum del 2011, che hanno
chiaramente dimostrato la volontà dei cittadini che il servizio pubblico
resti tale e che non debba essere privatizzato. Solo una caparbia
volontà di restare in sella e di continuare una gestione che, nei fatti,
è stata fallimentare.
Come Rifondazione Comunista pensiano che sia
necessario un ripensamento dell'intero sistema di gestione dei rifiuti
della provincia di Torino, togliendolo dalle mani di chi lo ha gestito
negli ultimi 15 anni, portandolo sull'orlo del collasso, impedendo una
programmazione a medio/lungoperiodo, utilizzandolo per fini propri e di
utilità elettoralistica. Chiediamo che si preveda la presenza nelle
assemblee di gestione di figure di garanzia, slegate dallla nomina
politica, per garantire trasparenza e un controllo reale delle scelte
che vengono effettuate.
Chiediamo che le Aziende come SETA siano
trasformate in Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico, per
garantire che non si cerchi di privatizzarle.
E' ora di cambiare, è ora di far scire gli affaristi e di ristabilire un controllo popolare sui servizi pubblici.
Massimo ZESI.
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