Gruppo d’Acquisto Solidale di Chivasso

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"Mai come oggi ci troviamo in un mondo dove pochi hanno tanto - troppo - e moltissimi non hanno nulla.
Dove da una parte c'è una rincorsa frenetica al benessere, e dall'altra non ci sono nemmeno le condizioni per essere.
Un consumare sobrio, equilibrato, attento, è allora la condizione per creare un mondo più giusto , più libero, più felice."

(Luigi Ciotti)

Nasce nel 2005 questo piccolo gruppo che si fonda sulla solidarietà di consumatori che decidono di acquistare all'ingrosso prodotti di uso comune da produttori che lavorano nel rispetto dell'ambiente, del lavoro e che mostrino attenzione/equità verso i popoli che subiscono le conseguenze dell'ingiusta ripartizione di ricchezze.
I consumi del Gas si orientano dunque verso piccoli produttori trasparenti nel loro lavoro, verso produttori locali per ridurre inquinamento e spreco energetico, verso prodotti possibilmente biologici/biodinamici, che rispettano la terra e l'ambiente, la persona e la biodiversità, verso produttori che lavorano e impiegano lavoro senza ricorrere allo sfruttamento e alla sola logica del profitto.


Vogliamo far crescere nel nostro territorio la coscienza del consumo critico, del rispetto per l’ambiente, per la salute e per il lavoro incominciando dai piccoli gesti quotidiani quale è “fare la spesa” perché siamo convinti che in un sistema complesso come quello in cui viviamo, anche una piccola modifica può determinare a catena risultati non preventivabili.Gli acquisti vengono effettuati due o tre volte all’anno ed al momento acquistiamo in gruppo: olio, vino, caffè, miele, riso, farine, ortaggi, frutta, parmigiano reggiano, prodotti del Commercio Equo Solidale, prodotti di “Libera Terra”, ma contiamo di aumentare man mano il nostro “paniere” e di creare una rete di mutuo aiuto tra noi consumatori ed i produttori.


CONSUMATORE o PRODUTTORE, se la pensi come noi contattaci!!!



INFORMAZIONI c/o
Alberto(0119830262)
Bruno(3495529682)
Carla(3402805144)
Francesca(3331280268)
Nicola(3477346585)




PENSARE GLOBALE - CONSUMARE LOCALE

La globalizzazione alimentare si basa su una teoria economica semplice: invece di produrre una varietà di cibi diversi, ogni nazione o regione è spinta a specializzarsi su uno o due tipi di produzioni alimentari, che possono essere ottenute ad un costo tale da essere concorrenziale nei confronti di tutti gli altri produttori. In teoria questo sistema dovrebbe assicurare grandi benefici economici, in realtà si è dimostrata una delle maggiori cause di fame e di degrado ambientale. La globalizzazione delle colture richiede la raccolta centralizzata di enormi qualità di singoli raccolti e conduce alla creazione di immense monocolture. Queste a loro volta richiedono l’uso massiccio di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti chimici. Tutte pratiche che portano all’eliminazione sistematica della biodiversità, all’erosione dei terreni, all’antropizzazione dei corsi d’acqua e all’avvelenamento degli ecosistemi circostanti.

A causa della globalizzazione alimentare, la gente è indotta a consumare grosso modo lo stesso cibo. In questo modo le monocolture alimentari vanno a braccetto con una crescente monocoltura umana nella quale i gusti e le abitudini alimentari della gente vengono omogeneizzati. Si sviluppano continuamente nuovi additivi e nuove tecniche per allungare la durata degli alimenti per il consumatore sempre più “frettoloso”.

Il valore nutrizionale degli alimenti, a causa degli elaborati sistemi di trasformazione e tempi di trasporto, oggi risulta drasticamente ridotto. Gli alimenti di produzione locale sono invece più freschi, naturalmente più ricchi di componenti vitali e quindi molto più sani e nutrienti. Hanno bisogno di meno conservanti o altri additivi e i metodi di coltivazione biologica o a lotta integrata contribuiscono anche ad eliminare i residui di pesticidi.

La produzione globalizzata è inoltre molto più costosa, perché parte significativa del prezzo degli alimenti è costituita da costi sociali “nascosti” che noi paghiamo attraverso le nostre tasse; questi soldi vanno a finanziare la ricerca sui farmaci e sulle biotecnologie, a sovvenzionare i trasporti, le comunicazioni e le infrastrutture energetiche che questo sistema richiede e servono a fornire ai paesi del terzo mondo quegli aiuti economici che trascinano le loro economie nella distruttività e nella dipendenza del debito dai paesi ricchi. Quando acquistiamo cibo di produzione locale paghiamo di meno perché non paghiamo l’eccesso di trasporto, gli inutili imballi, la pubblicità e gli additivi chimici. La maggior parte dei nostri soldi non va alle multinazionali dell’alimentazione, ma ad agricoltori e piccoli negozianti locali.

Consumare cibo locale non significa tornare all’auto-sufficienza alimentare, ma semplicemente mirare ad un equilibrio tra commercio e produzione locale, diversificando l’attività economica e accorciando, ogni volta che sia possibile, la distanza tra produttore e consumatore.

Se vuoi avere più informazioni sul consumo critico puoi consultare i seguenti siti:

http://www.ecoistituto-italia.org/

http://www.retegas.org/

http://www.aamterranuova.it/

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