La settimana che anticipa Pasqua sembra
all’insegna dell’imbarazzo. Dichiarazioni, atti politici hanno tutti in
comune la capacità di regalare sconcerto ed un ulteriore pizzico di
pessimismo sul futuro di questo Paese.
Sin troppo facile iniziare dalle dimissioni del
Ministro degli Esteri, il quale le annuncia a sorpresa dopo un
intervento parlamentare in cui non si assume alcuna responsabilità sulla
scelta di fare rientrare i marò in India. Una esternazione che giunge
alcuni giorni dopo la riconsegna dei militari alle autorità indiane e
tenuta nascosta al proprio Presidente del Consiglio sino all’ultimo
minuto. Sin troppo facile decifrare le manovre politiche che si celano,
neppure troppo, dietro a questa scelta a sorpresa; così come non risulta
difficile evidenziare i silenzi del ministro sulla vicenda, che sempre
più assume contorni pilateschi sia nei confronti dei soldati che verso
le famiglie dei pescatori uccisi.
Ennesimo esempio di grande incapacità ad
assolvere i propri compiti, consegnatoci da ministri alteri e dai nomi
plurimi, ossia di nobili e regali origini. Personaggi che dall’alto dei
loro scranni ministeriali hanno gettato sui cittadini riforme, quali la
famosa del Lavoro, che ha prodotto solo un incremento della
disoccupazione giovanile e dello sfruttamento generalizzato (mentre al
contrario i figli dei ministri riscuotono stipendi milionari) oppure
imposte inique non proporzionali, anti costituzionali, che hanno
massacrato dipendenti, lavoratori e piccoli commercianti a gestioni
familiare. Un governo che non ha mai lesinato insulti a chi non ne
condivideva le scelte e soprattutto i disoccupati ed agli studenti.
Imbarazzante è anche il duello che contrappone
Grasso, ex magistrato ora Presidente del Senato, a Caselli,Procuratore
generale della Repubblica in Torino. Uno scontro che evidenzia tutta la
divisione in seno alla magistratura ed i frutti dell’intromissione della
politica nel fermare carriere oppure bloccare indagini. La
dichiarazione del senatore PD, qualche anno fa, in cui sosteneva la
possibilità di assegnare una medaglia a Berlusconi, per il suo impegno
nella lotto contro la mafia, è significativa nel dare i confini della
decenza a questa vicenda.
In uno scenario di questo tipo non potevano che
essere immancabili le dichiarazioni del sindaco Fassino in merito alla
Tav ed alle affermazioni rilasciate in Valle di Susa dalla deputata
piddina Puppato nella giornata del corteo di Susa. Il sindaco ha
rivestito immediatamente i panni del censore e di colui che riporta alla
disciplina i dissidenti, In modo vagamente dittatoriale, tipico di chi
crede di avere la verità in tasca, annunciando la semi scomunica per chi
nel partito critica l’opera ferroviaria miliardaria ribadendo, al
contempo, il grande dogma indiscutibile: “la Tav per il partito rimane
un’opera strategica per il Piemonte”. Il partito, il PD, ha parlato con
una solennità che pare non appartenere neppure più alla Santa Sede,
basta pensare alla dialettica del neo eletto Papa Francesco,
consegnandosi alla condanna eretica di chi dissente ed alla Verità
assoluta ed incontrastabile.
Fassino naturalmente ha dimenticato di spiegare
ai torinesi i motivi per cui il Tav è fondamentale per il nostro futuro,
come sempre avviene quando si esprime la lobby del Si. Ricordando la
vicenda della privatizzazione degli asili torinesi non ci stupiamo
davanti a parole di questo genere, seppur abituarsi risulta davvero
difficile, in cui si tralasciano ancora una volta metodi di trasparenza e
scelte condivise, partecipate.
Naturalmente non poteva mancare la conferma di
quanto scritto sin qui in merito all’imbarazzo, ascoltando ancora
l’arch. Virano. Il responsabile dell’Osservatorio, preso atto della
richiesta da parte di alcuni parlamentari di inaugurare una commissione
di inchiesta sui cantieri e progetti Tav, ha dichiarato alla stampa che
si possono chiedere organi di indagine parlamentare, ma che questi
vengano approvati dalle Camere è da vedersi.
Su Virano interessante questo vecchio articolo: http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=VIRANO+Mario.
Infine il mesto e triste confronto oggi tra
Bersani e la delegazione M5S. Triste e mesto in cui è emersa tutta
l’inesperienza dei capogruppo Cinque Stelle e, al contempo, l’assenza di
novità sociali nel discorso (di convincimento) del segretario PD.
Ringrazio chi ci ha permesso di vedere come si svolgono le
consultazioni, segrete sino a ieri, ma uno strazio totale, imbarazzante,
in cui la battuta grillina “sembra di essere da Santoro” ha fatto da
ciliegina sulla torta. Una torta insipida ed un poco indigesta.
Juri BOSSUTO.
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