“AMAN IMAN” dicono i Tuareg del Sahara, ovvero l’acqua è fonte di vita.
H2O la formula chimica che tutti ricordiamo.
Diamo per scontata la sua presenza, la sua universalità ed eguaglianza democratica, ma non è così: è una risorsa finita, distribuita in maniera diseguale nel tempo e nello spazio.
Eppure nel passato l’acqua, ha conosciuto norme che ne sancivano la sacralità: per i romani Nettuno era il Dio delle acque, ricchezza collettiva e patrimonio pubblico. Il suo significato nei mondi religiosi è per lo più positivo e salvifico. L’immersione nell’acqua, di cui il battesimo è uno degli esempi più noti, riconduce all’idea della cancellazione del peccato. Immergersi significa quindi perdersi in se stessi mentre l’emersione corrisponde ad una nuova nascita. E’ con questa convinzione che il credente indù si affida alle acque. Così allo stesso modo il musulmano ricorre all’acqua per purificarsi prima di iniziare le preghiere rituali.
Oggi questo bene che appare nell’immaginario collettivo come inesauribile è per gli Stati una risorsa strategica vitale.
Il valore crescente dell’acqua la sta avvicinando al petrolio e con esso crescono gli appetiti delle multi nazionali sul businnes derivante dalla sua gestione. Qualche esempio: la Danone ha acquisito la gestione di tre sorgenti in Indonesia Cina e negli Stati Uniti. La Nestlè ha iniziato a commercializzare in Pakistan la sua prima acqua “purificata”, acqua di rubinetto trattata con l’aggiunta di minerali.
L’Italia e prima in Europa per il consumo di acqua e terza nel mondo con 1200 metri cubi di consumo annuo pro capite. Rispetto ai parametri europei siamo degli spreconi: gli italiani consumano quasi otto volte l’acqua usata in Gran Bretagna e circa dieci volte quella usata da i Danesi.
Mancano regole mondiali di controllo sulla gestione dell’acqua e la sua difesa come bene comune e prevale invece l’approccio di considerarla come un bene da lasciare alla libera regolamentazione del mercato.
La privatizzazione, tanto di moda di questi tempi , porterebbe alla lievitazione dei prezzi dell’acqua ed alla possibile creazione di cartelli imprenditoriale come è successo per il petrolio.
Dovrebbe sgorgare una nuova cultura dell’acqua come bene comune mondiale ; la cultura del contenimento degli sprechi che fa aumentare la ricchezza e quella della solidarietà collettiva economica ed ecologica.
Bisogna impedire la petrolizzazione del nostro oro blu.
Massimo Corcione.
1 commento:
Vi ringrazio per lo spazio dedicato al mio articolo ed alla mia vignetta.
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