Negli ultimi trent’anni, le vicende politiche nell’area del Golfo Persico hanno ripetutamente attirato l’attenzione internazionale – che si è concentrata talora sull’Iran, talaltra sull’Iraq, a volte ancora su entrambi. Così la Rivoluzione contro lo shah del 1979 fu salutata come un imprevisto e salutare risveglio delle masse, l’attacco all’Iraq del 1991 – in un clima politico-culturale pressoché rovesciato – come la prima operazione di «polizia internazionale» volta all’«interventismo umanitario», secondo un repertorio poi riproposto in altri luoghi o in altri tempi.
Il crescente peso di piccole e grandi potenze asiatiche annuncia probabilmente una nuova concentrazione di opposti interessi attorno al Golfo Persico, verso una nuova stagione di conflittualità dall’esito ancora incerto.
Da martedì 8 a venerdì 25 febbraio presso l’Unione Culturale sarà allestita la mostra fotografica e documentaria C’era una volta l’Iraq. Dall’indipendenza alla sottomissione (1919-2003), a cura di Enrica Mendo e Cesare Allara.
Primo appuntamento:
Martedì 8 febbraio, ore 21
1991. L’ATTACCO ALL’IRAQ
NEL PROGETTO DI NUOVO ORDINE MONDIALE
Nel disinteresse del circuito mediatico italiano, troppo occupato dalla cronaca scandalistica, il 17 gennaio è caduto il ventennale della guerra del Golfo Persico. Un’area geopolitica già instabile, se è vero che la prima guerra del Golfo fu quella combattuta, per interposta persona, dall’Iraq ‘laico’ contro l’Iran khomeinista e durata dal settembre 1980 all’agosto 1988. Poi arrivò l’implosione del blocco ‘socialista’ del triennio 1989/91 e gli USA, unica superpotenza rimasta sulla scena internazionale, lanciarono il progetto di un Nuovo Ordine Mondiale iniziando a fare i conti con l’ex alleato iracheno e mostrando di saper radunare la più ampia coalizione militare della storia recente.
Dopo gli attentati alle Torri Gemelle del settembre 2001, a ruota dell’Afghanistan, fu ancora l’Iraq a venire attaccato, sempre in nome dell’esportazione della democrazia e della difesa dal terrorismo internazionale - benché le accuse di collusione con al-Qa’ida fossero palesemente inconsistenti. Dopo la caduta di Saddam Hussein, e a dispetto degli annunci su fine delle ostilità e transizione alla democrazia, l’Iraq è un paese tutt’ora non pacificato, brulicante di nuovi conflitti su base etnico-religiosa e assai poco conosciuto al di fuori delle fonti ufficiali.
Intervengono:
Cesare Allara, autore del volume Accadde in Iraq. Dall’invasione del Kuwait alla resistenza anticoloniale 1990-2005 (Colibrì, 2005);
Leonardo Mazzei, sezione italiana del Campo Antimperialista;
Maria Aurora Sottimano, politologa, ricercatrice in Relazioni internazionali.
Presenta:
Oliviero Calcagno, segreteria dell’Unione Culturale.
Nessun commento:
Posta un commento