CHIVASSO - La società LTF (Lyon Turin Ferroviaire), promotrice della realizzazione della nuova linea Torino-Lione, meglio nota come TAV della Valsusa, ha depositato negli uffici della Regione Piemonte delle “integrazioni” che “interessano la Provincia di Torino nei Comuni di Caprie, Montanaro e Torrazza Piemonte, ai fini della allocazione, tramite trasporto ferroviario, del materiale di risulta”. La documentazione è in visione dal 24 gennaio. Chiunque abbia interesse – comprese le amministrazioni comunali - può presentare delle osservazioni scritte entro 60 giorni. In attesa di esaminare queste “integrazioni”, va ricordato che non siamo di fronte a una novità. Fin dal 2005 un documento di Italferr indicava Montanaro e Torrazza tra i Comuni che avrebbero potuto ospitare il materiale risultante dagli scavi in Valle Susa. Un documento più recente, del dicembre 2010, lo ribadisce. E’ intitolato “Alternative di riutilizzo e valorizzazione del materiale di scavo in esubero”. Alle pagine 9 e 10 sono elencate 5 cave a Montanaro (nelle località Ronchi, Ronchi di sotto e Cimacampagna) e 6 a Torrazza (5 in località Cascina Goretta e una in località Torrazza). Quelle di Montanaro potrebbero accogliere 4 milioni di metri cubi a altri 4 quelle di Torrazza.
INTERVISTA A SILVANO RAISE DEL “COMITATO ARCOBALENO”.
Chiediamo che ne pensa a Silvano Raise, storico esponente del Comitato Arcobaleno, molto attivo nella zona. Il Comitato è recentemente entrato a far parte del “Coordinamento nazionale energia salute e ambiente”.
Innanzitutto, cosa c’è di nuovo rispetto agli anni scorsi?
“Mentre prima si trattava di ipotesi sulla carta, ora vengono contattati i sindaci. Mi risulta che la società COGEFA abbia preso contatto con il sindaco di Montanaro nell’ottobre dell’anno scorso, e in dicembre gli abbia scritto una lettera manifestandogli l’intenzione di trasportare nelle proprie cave lo “smarino” risultante dallo scavo geognostico di Chiomonte”.
Qual è il problema?
“Il problema è che quel materiale contiene uranio e amianto. Si discute se ce ne sia molto o poco. I tecnici dei NoTav dicono molto, i tecnici di LFT dicono poco. Ma nessuno nega che uranio e amianto ci si siano. I Comuni della Valle non lo vogliono, e allora si tenta di portarlo a cento chilometri di distanza, in Comuni come Montanaro e Torrazza”.
Voi interverrete?
“Certamente. Il Comitato Arcobaleno intende organizzare delle assemblee per informare la popolazione sia a Montanaro sia a Torrazza. Naturalmente cercheremo la collaborazione delle associazioni e dei comitati ambientalisti locali”
A Montanaro intanto qualche reazione c’è già stata…
“Per fortuna, ma è troppo poco. Frola promette una opposizione durissima, ma allora dovrebbe cominciare a organizzare una assemblea pubblica e mobilitare i cittadini. E poi non basta dire no allo smarino”.
In che senso?
“Non basta dire: lo smarino della Val di Susa qui non lo vogliamo, portatelo altrove. Così si può venire accusati di essere affetti dalla sindrome Nimby: andate dove volete, ma ‘non nel mio giardino’”.
Invece che cosa bisogna fare?
“Bisogna mettere in discussione la stessa TAV. E’ un progetto assurdo. Il costo previsto è di 120 milioni di euro al kilometro solo per la costruzione della linea. Per un’opera che sarà terminata tra 10 o 15 anni. Una montagna di soldi che si potrebbero usare per migliorare i servizi pubblici che i cittadini usano tutti i giorni (scuole, sanità, trasporti locali). Basta pensare ai pendolari: quei milioni di euro dovrebbero venire impiegati per migliorare il servizio di coloro che tutti i giorni prendono il treno per andare a lavorare e a studiare”.
Salutando Silvano Raise, non facciamo fatica a individuare altri impieghi di tutti quei soldi: raddoppiare la Chivasso – Ivrea, a rafforzare e salvare la Chivasso – Asti, e via dicendo.
Piero Meaglia.
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