TEORIA E PRATICA DELLA DECRESCITA
Quali sono gli obiettivi per i quali le teorie della Decrescita sono state ideate ed elaborate? A provato a rispondere Alessandro Lipani venerdi' sera 25 giugno 2010 nella saletta I Care di Chivasso, mediante la proiezione di una ricca e suggestiva produzione fotografica accompagnata da spiegazioni e commenti a voce. L'obiettivo della decrescita si può riassumere nel concetto di "riappropriarsi dell'esistenza": obiettivo che si consegue valorizzando i rapporti familiari, sociali e culturali ed esigendo per il lavoro lo spazio e la qualità che gli competono, sia come attività per il sostentamento, sia come esplicazione della personalità.
Ci si riappropria dell'esistenza anche mediante il rifiuto del modello di vita che ci è imposto dall'attuale sistema economico, che ci convince ad acquistare prodotti non necessari a ritmo sempre più accelerato, e ad assumere comportamenti costosi come obbligatori. Tutto ci viene imposto manipolandoci soprattutto a mezzo televisione: ecco allora l'invito del relatore ad eliminare il televisore da casa nostra, esprimendo ciò con la fotografia di un apparecchio TV sui rifiuti.
Poco spazio ha dedicato ai problemi pratici di conduzione della sua piccola azienda agricola, e giustamente, trattandosi di particolari non specifici di un sistema della decrescita.
Alcune obiezioni alla teoria della decrescita avanzate nel successivo dibattito sono indicative del grado di omologazione indotto dall'ideologia dominante. Ne riportiamo alcune, con nostro commento, dato che il relatore, opportunamente, si è espresso in termini generici per non attizzare discussioni.
1) Prima obiezione: lo stile di vita promosso dalla Decrescita può avere per conseguenza la riduzione delle quantità di merci prodotte dalle strutture produttive nazionali. Questo comporterebbe per lo Stato e per gli altri enti pubblici un minor introito di imposte e quindi minori risorse per adempiere ai loro compiti.
Commento: si è mai quantificata la perdita di introiti pubblici conseguenti alla delocalizzazione delle attività produttive, per mancate imposte sulle produzioni cessate, sulle retribuzioni non più pagate, e viceversa i maggiori costi per provvidenze ai disoccupati e riqualificazione dei lavoratori?
2) Seconda obiezione. Il continuo aumento della popolazione mondiale richiede un corrispondente aumento della produzione per poter sfamare tutti, e non un arresto della crescita come auspicato dalla Decrescita.
Commento: questo è il grande inganno perpretrato dall'Occidente a danno del Sud del mondo. Da decenni l'aumento del PIL mondiale ha come effetto l'aumento incessante del numero di affamati, che quest'anno ha superato il miliardo di persone. Chi ha provocato il disastro (il nostro sistema economico) non può chiedere ad altri (la Decrescita) di porvi rimedio. Il relatore ha espresso drammaticamente l'implicita richiesta di giustizia sociale che è nel concetto stesso di Decrescita con un'atroce fotografia di un neonato scheletrico che succhia a un seno avvizzito.
3) Terza obiezione. La Cina ha migliorato le condizioni di vita dei propri cittadini aumentando il PIL: ciò sarebbe stato impossibile mettendo in pratica le teorie della Decrescita.
Commento: il sistema capitalistico, in Cina come altrove, realizza la produzione barando sui conti, in quanto saccheggia e rende invivibile l'ambiente senza conteggiarne i costi a debito del bilancio costi/ricavi. In tal modo finge che le risorse attinte siano gratuite, facendo lievitare il PIL, e scarica sulle future generazioni i maggiori costi che esse dovranno sostenere per l’estrazione di materie prime sempre più scarse e per il ripristino dell'ambiente.
La Decrescita, invece, ha per presupposto condizioni ambientali costanti.
Al dibattito è seguita una relazione sulle antiche varietà di mais.
L'esperto del settore (un mugnaio in attività nel Comune di Candia Canavese) ci ha informati che le antiche varietà sono ancora coltivate in piccole estensioni, soprattutto su terreni che non possono essere irrigati, e quindi inadatti alle varietà ibride più produttive, la cui produzione richiede molta acqua. Il prezzo di vendita troppo basso rappresenta un ostacolo a una maggiore diffusione delle coltivazioni.
Rispondendo alle domande del pubblico, l'esperto ha illustrato le due modalità di macinazione, quella a pietra e quella a cilindri. Le farine ottenute con le due metodologie differiscono nettamente: con la macinazione / molitura a pietra tutta la crusca e la parte amidacea rimane nella farina rimane, mentre la molitura a cilindri consente di separare la crusca, la parte amidacea e quella cristallina, regolando a piacere le proporzioni fra i componenti nella farina risultante.
Gino Folletti
Tel. 0119180043
Gino Folletti
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