Il film di Agosto...


 "Bright Star "
di Jane Campion.

 Recensione a cura di DOMENICO CENA.

Jane Campion la cineasta neozelandese famosa per film quali “Lezioni di Piano”, “Sweetie” e “Un angelo alla mia tavola”, non è sicuramente una regista semplice e accomodante. Non fa molti film, sono passati cinque anni dal precedente “In the cut”, e segue un suo percorso autoriale, senza concedere nulla al grande pubblico, attenta più agli ambienti e ai particolari, che cura con una precisione ossessiva, che non al racconto e alle vicende narrate. Il suo è un cinema di ricerca che, partendo da  un genere (in questo caso il cinema “romantico” che si ispira alla grande letteratura inglese ottocentesca), ne frantuma gli schemi e le regole per arrivare a riflettere sui temi che le sono più cari, quali l’identità, soprattutto femminile, la precarietà dei rapporti, il conflitto, la comunicazione, il linguaggio.
Bright Star” racconta la storia dell’amore tra John Keats, il poeta inglese morto a soli 25 anni di tubercolosi, a Roma, dove era stato inviato dagli amici per sottrarlo al rigido clima inglese  e Fanny Brawne, la sua musa ispiratrice, di qualche anno più giovane, cui sono dedicate alcune tra le composizioni più belle del poeta, come “ Ode to a Nightingale” e “Bright Star”, appunto.
Vero protagonista del film è lo sguardo, specie quello di lei, uno sguardo penetrante e appassionato che coinvolge lo spettatore fin dalla prima inquadratura, con la messa a fuoco dell’ago che cuce l’abito ideato da Fanny. L’atto di cucire, quasi un simbolo dell’esclusione femminile, della donna relegata in casa, viene come riscattato da Fanny, che lo trasforma in un gesto creativo, con cui realizza vestiti eccentrici e preziosi. L’ago di Fanny compone sul tessuto quasi un canto, come la penna di John, scorrendo sulla pagina  bianca, ricama versi. E, dietro la macchina da presa, l’occhio di Jane Campion compone immagini.
In tutti e tre i casi si tratta di uno sguardo etico, rigoroso, che non accetta compromessi e segue un cammino difficile, pieno di ostacoli e dal risultato incerto. Così l’amore tra i due giovani si rivela da subito impossibile, contrastato dalle differenze sociali, lei è ricca, lui povero e malato, e da quelle personali, lei è espansiva e impertinente, lui riservato e gentile. Tuttavia le loro mani si cercano dietro le pareti che li separano, i loro sguardi si incrociano e si studiano attraverso una finestra aperta sulla realtà dell’altro. L’incontro, se c’è, è un attimo che non dura e che insieme appare come eterno, non lascia tracce, se non qualche lettera che con il tempo va perduta e nello stesso tempo genera dei versi che durano ancora oggi.

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