“Non
vorrei facessero un gesto inconsulto capendo che sono finiti!” così
l’ex-comico ora aspirante guida delle masse, Beppe Grillo, bacchetta la
classe politica a suon di insulti e denigrazioni davanti alle telecamere
di “Servizio Pubblico”. Il ragazzaccio genovese, spinto da sondaggi che
lo vedono sempre più vicino alla quota 10%, cavalca da Nord a Sud la Penisola con la convinzione di aver cambiato mestiere immergendosi a pieno nella quotidianità della politica italiana.
Il linguaggio da bar privo di contenuti da proporre in alternativa al sistema criticato e la politica di denigrazione più totale dell’avversario ci
portano, inevitabilmente, a catalogare il “Movimento 5 stelle” nella
sfera dell’ “anti-politica”, la peggiore accezione di populismo. Il
fenomeno è molto familiare a noi italiani. Siamo, infatti, abituati a
conviverci sin dalla fine della Prima Repubblica, quando la crisi dei
grandi partiti prima e il ventennio Berlusconi poi, hanno
spianato la strada alla paradossale politica dell’anti-politica.
Sostituire alla razionalità l’emotività, accusare la classe politica di
impedire ai cittadini di intervenire e di contare , di sfruttare le
risorse pubbliche per arricchirsi, sono le modalità di agire dei veri e
propri demagoghi dell’anti-politica che alimentano il disprezzo per i
“politici di professione” nel processo definito dagli storici “mito
della società civile”.
Ciò che si evince dai discorsi in piazza dell’unico leader, ( avete mai visto altri rappresentanti a 5 stelle?) che definisce il suo “il
primo movimento degli italiani”, sono i tratti di nichilismo
distruttivo che sembrano giovarsi di una strana influenza “Gianniniana”
che ci rimanda ai moti di piazza dell’ “Uomo Qualunque”, dell’immediato
dopoguerra, permeati di una volontà di classificare indistintamente la
folla come bene a discapito della classe politica tutta, costantemente
marchiata come male. Beppe Grillo non risparmia, infatti, critiche e
insulti a nessuno : dalla disonestà del Pdl all’intellettualismo snob di
Bersani e D’Alema, dalla dialettica incomprensibile di Vendola ai furbi
acquisti di lingotti dell’ex padano Belsito ; la polemica si spinge da
una parte all’altra senza che venga messa in rilievo alcuna richiesta in
particolare. Tranne una : le elezioni immediate. Chissà che gli
italiani, stanchi dei finanziamenti illeciti e degli scandali di
partito, non decidano di ricadere nella trappola del “buon viso a
cattivo gioco” in cui , ingenui , erano caduti nel maggio del ’94?
Alberto Laruccia per letterachilavuoleleggere.blogspot.it
Illustrazione: Tessera del "Fronte dell'Uomo Qualunque", formazione politica nata nel 1946, fondata dal giornalista Guglielmo Giannini, che esprimeva, allora come oggi, quel vento dell’antipolitica duro a morire.
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