Valledora: una storia di resistenza nel vercellese...

Trecento chilometri quadrati di pianura padana tra le province di Vercelli, Biella e Torino, tra le risaie e il lago di Viverone, fino alle propaggini della Serra di Ivrea. 
Un territorio di confine, che ospita i depositi di scorie nucleari di Saluggia e Trino, le centrali termoelettriche di Livorno Ferraris e Chivasso, le cave di Tronzano, la linea ad Alta velocità Milano-Torino e le discariche di Cavaglià e Alice Castello. In questo comune sono stoccati due milioni e cinquecentomila metri cubi di rifiuti. E di siti ce ne sono addirittura tre. Il più recente doveva essere una bonifica dei precedenti, ma si è trasformato in una nuova discarica, più grande delle altre due messe insieme: un milione e duecentomila metri cubi. Una concentrazione di impianti inquinanti forse unica in Italia. Che le cose stavano cambiando si capiva già a inizio anni '90, ma prima che si formasse una coscienza collettiva su quello che stava accadendo di anni ne sono passati ancora. Col tempo sono nati comitati operativi nei paesi della zona. Mancava solo un’unità d’azione. Così il 7 novembre 2007 si sono riuniti in un’unica sigla: Movimento Valledora. Un nome per dare seguito a una critica condivisa, un modo per dire che i problemi non sono singole realtà a sé, ma fanno parte di una più ampia problematica. «Siamo come Don Chisciotte e stiamo lottando contro un nemico invisibile, che ci arriva da ogni parte. La cattiva pianificazione territoriale», spiega Anna Andorno, portavoce del Movimento.
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