Caro D'Ambrosio, nulla di personale, ma forse abbiamo già dato...

CHIVASSO - Arriva in questi giorni nelle case dei Chivassesi  la pubblicità elettorale del dottor Antonio D’Ambrosio (in foto), assessore alla sanità della Regione Piemonte fra il 1995 e il 2003, e ora candidato al consiglio regionale. D’Ambrosio rivendica a suo merito di essersi attivamente adoperato in quegli anni per ampliare l’ospedale di Chivasso, definendo per questo obiettivo un finanziamento di 26 milioni e seguendo direttamente la realizzazione del primo lotto. Promette che, se verrà eletto, si impegnerà nella riorganizzazione di altri servizi e reparti, della costruzione del parcheggio e nella sistemazione della viabilità.
E vabbè. Non sono in grado di giudicare quel che D’Ambrosio ha fatto nel passato,  né ho motivo di dubitare della sua intenzione di mantenere le promesse in futuro. Tuttavia, se eletto, egli non lavorerà da solo, ma all’interno di una «squadra», che ne condizionerà la condotta. E quale «squadra»? All’incirca la medesima di cui fece parte tra il 1995 e il 2003, vale a dire la giunta di centrodestra guidata da Enzo Ghigo. Comunque sia, all’interno del medesimo schieramento politico e circondato in parte dagli stessi uomini politici. Bene, una recentissima sentenza della  Corte dei Conti di Roma, pubblicata il 12 febbraio, indica i responsabili dell’affondamento dell’Ordine Mauriziano: assolve gli ultimi amministratori Emilia Bergoglio e Gian Paolo Zanetta  dall’accusa di cattiva amministrazione, e accusa la Regione Piemonte di avere contribuito ad affossare l’Ordine con la decisione, presa nel 1999, di declassare gli ospedali di Torino, Lanzo e Valenza, e di ridurre conseguentemente  l’entità dei trasferimenti. Da quel momento il deficit dell’Ordine sale fino a raggiungere i 400-500 milioni di euro. Segue il commissariamento nel 2002, poi lo scioglimento e la vendita delle proprietà per pagare i debiti (tra cui il Parco Mauriziano e il Podere San Marco di Chivasso). Così è finito l’Ordine Mauriziano. Era nato nel 1434, e nel secolo successivo, grazie alle donazioni e all’opera di Emanuele Filiberto di Savoia, aveva assunto la sua vocazione ospedaliera. Dopo la seconda guerra mondiale l’Ordine venne riconosciuto dalla Costituzione, nella XIV delle Norme transitorie e finali. L’Ordine aveva dunque resistito per cinque secoli alle tempeste della storia, ma – da quel che si evince dalla sentenza della Corte dei Conti – è bastata una spallata della Giunta Ghigo per contribuire al suo fallimento. Prima ancora della sentenza, questa storia era stata raccontata da Michele Ruggiero in tre libri straordinari e misconosciuti, tutti pubblicati dalla casa editrice Fratelli Frilli di Genova: Il caso Mauriziano. Come allungare le mani su ospedali, terre e palazzi (2004), La trappola (2005), Il gran broglio di Torino. Scandaloso Mauriziano. Dal commissariamento alla dissoluzione dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (2008). La sentenza della Corte pubblicata il 12 febbraio contiene giudizi severi sull’operato della Giunta Ghigo (forse quei giudici sono comunisti...). La sentenza è scaricabile dal sito della Corte. Ampi passi sono riportati negli articoli comparsi su «La Voce del Popolo», periodico della Curia torinese e arcinota cellula bolscevica. Riporto solo un passo: «Simili comportamenti degli Amministratori regionali …appaiono alquanto singolari oltre che illeciti, contraddittori e produttivi di danno. La Regione Piemonte, infatti, nel periodo 1998/2000, da una parte, ha riconosciuto la natura e la funzione pubblica dell’Ente - inserendolo organicamente nel “Piano sanitario regionale 1997-1999” (con il compito precipuo di sviluppare l’attività oncologica e cardiochirurgia e, quindi, di condividere le scelte di ristrutturazione sanitaria) – e, dall’altro, ha mutato radicalmente il proprio atteggiamento declassandolo e creando le condizioni per il suo indebitamento verso la banca» (Cito da «La Voce del Popolo» del 28 febbraio 2010).
In conclusione: non so se l’assessore D’Ambrosio condivise la responsabilità dell’atteggiamento della Giunta Ghigo nei confronti dell’Ordine Mauriziano. Non ne ho la minima idea. Tuttavia ora il dottor D’Ambrosio ci chiede il voto promettendo che si adopererà per la sanità pubblica: forse, in omaggio al principio di trasparenza, non sarebbe male se, insieme alla propaganda elettorale, ci offrisse anche la sua versione di quei fatti. Altrimenti potremmo rispondergli: caro D’Ambrosio, nulla di personale, ma forse abbiamo già dato...
Piero Meaglia.

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