Trenitalia, per molti ma non per tutti. Mai per le persone disabili...

Con l'Alta velocità cambiano le regole sui treni di linea: diventano off-limits le carrozzine dei portatori di handicap. La storia di Riccardo.

Prendi l'alta velocità e hai l'assistenza assicurata, ma il Frecciarossa costa caro e ferma solo nelle grandi città. Se prendi invece un treno di linea, magari il Torino-Milano, rischi che Trenitalia ti lasci a piedi: te e la tua carrozzina. O al massimo, un addetto ti può accompagnare fino al convoglio e poi te la devi cavare da solo. Un tempo non era così: «C'è stata un'involuzione progressiva», racconta Riccardo Corsano, 34 anni, di Novara, che l'ha patita sulla sua pelle. «La mia sarà una piccola storia ma è l'anello di un sistema, di una discriminazione che aumenta. E ho capito che bisogna dire basta e smetterla di stare zitti». Il treno per Milano è partito e se n'è andato senza di lui. Non c'era posto, non c'era spazio per i disabili e non c'era nessuno che potesse aiutarlo: servizi diminuiti e treni non conformi. «Mi costringono ad essere un peso, ad essere quello che non sono», si sfoga Riccardo che lavora all'Ufficio relazioni con il pubblico dell'Ospedale Maggiore di Novara. Non camminando dalla nascita è costretto a servirsi di una sedia a rotelle. «Due settimane fa ero in servizio e ho chiesto a mia mamma di andare in stazione per prenotare un viaggio andata e ritorno per Milano, volevo andare a vedere qualche mostra d'arte. Se sei disabile devi prenotare il treno almeno due giorni prima, una delle tante privazioni alla libertà di circolazione». E allo sportello qual è stata la risposta?: «Trenitalia non effettua più nessun servizio per i clienti disabili sulla tratta Torino-Milano, a eccezione di coloro che possono camminare quel tanto che basta per raggiungere i sedili all'interno, anche perché nella maggioranza dei casi le sedie a rotelle sono più larghe della porta degli scompartimenti».

Riccardo parla pacatamente, ma in modo fermo, rompe lo steccato del silenzio: «Questa volta ho preso carta e penna, ho voluto raccontare la mia situazione, che è uguale a quella di tanti altri, per smuovere le coscienze. Sono pronto a intraprendere pure un'azione legale». Continua il racconto: «Fino allo scorso anno si poteva viaggiare ma su treni decisi dall'azienda, ovvero quelli dotati di attrezzatura per accedervi. Ma molte vetture, come ho saputo dagli stessi impiegati, non hanno superato i controlli previsti dalle norme europee. Prima, invece, viaggiavo tra uno scompartimento e l'altro, come un cittadino di serie C, però almeno potevo muovermi. Ora Trenitalia obbliga i clienti disabili a viaggiare solo quando e come decide l'azienda. E talvolta, vedi il mio caso, impedisce del tutto di usufruire del servizio».

Abbiamo, allora, provato a chiamare l'assistenza clienti di Torino, la risposta è stata: «Da Torino non c'è problema se si prende l'alta velocità (a Novara non ferma, ndr), se si usufruisce invece della tratta normale c'è solo un treno attrezzato, quello delle 21,50. Noi possiamo aiutare il cliente a salire sul treno, ma oltre non possiamo prenderci la responsabilità». Per Riccardo la carrozzina, per quanto sofferta e penalizzante, è un osservatorio privilegiato per vedere i problemi. Perché ti arrivano in faccia. «Ma gli occhi della gente sono sempre più chiusi. Si sente spesso parlare di diritti dei disabili, l'Italia ha recepito la Convenzione Onu e il governo ha sottoscritto i provvedimenti dell'Ue sulla libera circolazione delle persone disabili». Anche Trenitalia ha un regolamento per l'assistenza, visibile sul sito. «Ma nella realtà, lo noto nella vita di tutti i giorni quando al bar i bagni per i disabili sono usati come ripostiglio, stiamo regredendo. E se non posso nemmeno prendere il treno come posso essere autonomo, avere amici, una relazione o stare da solo?» Ecco: «Come posso non essere considerato diverso?».
MAURO RAVARINO per Il Manifesto.

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