Sorry, professor Ciccozzi!


A Chivasso è stata autorizzata la prosecuzione fino al 2013 dell’attività della cava di  Frazione Boschetto. A La Mandria si teme che ne venga aperta una nuova. Tra i tanti temi affrontati dagli ambientalisti, quello delle cave mi sembra un po’ trascurato. Forse perché le cave “non si vedono” dalle strade che percorriamo ogni giorno con l’automobile. Forse perché sono fuori mano, in mezzo alla campagna, nel territorio di piccoli Comuni. La TAV Torino Milano si vede. Un inceneritore si vede. Le grandi opere si vedono. I grattacieli chiamparini si vedranno, purtroppo. Gli ecomostri si vedono. I capannoni vuoti che riempiono le campagne si vedono. Paradossalmente vediamo le opere che vengono costruite con il materiale estratto dalle cave, ma non ci accorgiamo delle cave da cui quel materiale proviene. Ma forse se parla poco anche perché non è ancora sufficientemente diffusa la consapevolezza dei danni che esse producono. Ad esempio, per aprire una cava si distrugge il protettivo strato superiore dei terreni e ciò rende più vulnerabili le acque sotterranee poi usate per il consumo umano. Inoltre, le cave distruggono terreno agricolo. Spesso vengono trasformate in discariche: ufficialmente discariche “per inerti”, ma dove a volte viene scaricato materiale ben più pericoloso dei semplici inerti. E le case e i territori invasi dalle cave perdono valore (questa è per la Libertas Boschettese).
Eppure il rimedio c’è: disincentivare l’uso delle cave e incentivare il riuso del materiale che proviene dalle demolizioni. E’ la strada intrapresa da altri paesi europei, come dimostrano il dossier Legambiente del 2008 e il saggio L’Anarchia delle cave di Luca Martinelli (www.altreconomia.it).
A questo proposito arriva dall’Aquila una notizia attraverso la mailing list dei comitati locali come il 3e32 (www.3e32.com). I comitati stanno promuovendo le “domeniche delle carriole”. Con guanti, pale e carriole, entrano nel centro della città e cominciano a portar via le macerie. Sennonché si è subito presentato un problema: dove portare le macerie? Dove “smaltirle”? Un professore dell’Università, il professor Antonello Ciccozzi – un docente di antropologia culturale, non di ingegneria come il nostro devastante e pro cave professor Padella – lancia una proposta: non SMALTIRE ma RICICLARE. Realizzare nell’Aquilano una fabbrica del riciclo, che oltretutto creerebbe posti di lavoro. Il Professor Ciccozzi suggerisce di “insediare nell’area aquilana uno stabilimento industriale adibito a tale produzione. Questo significa non solo ricavare materiale dal rifiuto, ma trasformare un problema in una risorsa, una spesa in un guadagno, una barriera in una prospettiva, una tragedia in un lavoro. Questo significa per L’Aquila una parola: futuro”. Si eviterebbe di andare alla ricerca di buchi per riempirli delle macerie delle case cadute, per poi scavare altri buchi da cui cavare ghiaia e sabbia per ricostruire le case. Si eviterebbe di dover cercare “luoghi da usare grettamente come pattumiere per buttare la città crollata”. Una buona idea, non vi pare? Invece no, non è una buona idea. Ci dispiace per il Professor Ciccozzi, ci rincresce proprio deluderlo: egli deve inchinarsi alla superiore sapienza e saggezza dell’assessore all’agricoltura del Comune di Chivasso. Lasciamo da parte la stranezza di un assessore all’agricoltura favorevole alle cave. Nessuno è perfetto. Quel che conta è la straordinaria dichiarazione che ha rilasciato a un giornale locale. Un pensiero profondo e originale: «Il mondo deve andare avanti, se così non fosse saremmo ancora nell’età della pietra» (“La Nuova Periferia”, 17 febbraio 2010). Una bella lezione per il Professor Ciccozzi. Lasci perdere, professore, con le sue idee reazionarie. La smetta di fare il “cattivo maestro”. Ascolti questa voce illuminata che viene dal Nord, che è sempre stato più evoluto.
Salvatore Lafalce
Agricoltore.

P.S. Il Professor Ciccozzi parla di “sostenibilità”. Una parola che forse i teorici della “decrescita” non amano. Ma l’idea del Professor Ciccozzi mi sembra rientrare perfettamente nella prospettiva della decrescita. Maurizio Pallante mi perdonerà se semplifico, e semplificando forse tradisco. A cosa mira la decrescita? A disporre dei beni e dei servizi per vivere il meglio possibile, ma consumando la minor quantità possibile di risorse naturali finite e scaricando nell’ambiente la minor quantità possibile di rifiuti. E il suolo dove si scavano buche e si aprono discariche è una risorsa naturale finita e non rinnovabile: o almeno non rinnovabile in tempo utile, se è vero quel che afferma Carlo Petrini: “ci vogliono dai 2.000 ai 10.000 anni perché un suolo “potente” si formi e si possa esprimere al meglio, e noi di solito riusciamo a perderlo da 10 a 40 volte più in fretta del suo ripristino naturale” (“La Repubblica”, venerdì 12 febbraio 2010, pagine di Torino).
Salvatore La Falce
Coltivatore.

6 commenti:

Pino Silvestre ha detto...

A Chivasso pareva che le teorie di Pallante, avessero un seguito, ma poi tutto è sfumato. Forse le teorie di Pallante non piacciono ai partiti e quindi si può discutere di decrescita solo lontano dalle elezioni?
Pino Silvestre

Anonimo ha detto...

Ma non diciamo boiate. Semplicemente ci sarebbero mille cose da fare, e non si riescono a fare tutte. E a proposito di decrescita, un lettore del blog ha contattato Latouche, e altri hanno contattato Pallante per una nuova venuta a Chivasso. Pallante ha pubblicato l'anno scorso il libro La felicità sostenibile, Rizzoli, assolutamente da leggere (so che qualcuno non è d'accordo con me).
Insomma, è solo una questione di risorse scarse: poco tempo,pochi soldi, e in compenso molti che fanno prediche.
Quanto alla decrescita, resto dell'idea che sia l'unica ideologia forte a disposizione della sinistra radicale per integrarla o combinarla con il marxismo, che è tutt'altro che morto, ma che forse ha bisogno di un aggiornamento.
Chanel n. 5

Anonimo ha detto...

Mi permetto di far rilevare che la sinistra radicale, come viene riportata, ha ha fatto suo in modo piuttosto distorto, il concetto di "decrescita felice". Infatti saulla decrescita siamo tutti daccordo, è evidente che la sinistra navighi ormai al di sotto dell'1 per cento, avrei da eccepire sulla definizione di felice soprattutto per chi come me non si sente più raprresentato.
eau de fogne by Kelvin Klain

Ex Pino Silvestre ora Arrogance ha detto...

Bene Grazie del chiarimento: Tu sei dell'idea che è l'unica odeologia forte, ma gli altri? Gli operaisti?
Ex Pino Silvestre ora Arrogance

Anonimo ha detto...

Gli operaistiiiiiiii??????????????????
E che robba è? Dove trovo dei testi? Dei libri? Possibilmente leggibili
Chanel n. 5

Anonimo ha detto...

In biblioteca, la cultura a Chivasso è molto curata dall'amministrazione sicuramente ci saranno libri che fanno al caso suo