
RITRATTI DEL NOVECENTO: GIORGIO ALMIRANTE...
CHIVASSO - Poco alla volta cominciamo a sapere che cosa è stato l’evento chivassese "Marinetti: 100 anni di futurismo", cui gli studenti delle scuole superiori hanno assistito il 23 ottobre scorso al Teatrino civico. Più che una rappresentazione teatrale, è stata una lezione, o conferenza, o narrazione, tenuta dall’autore Giuseppe Puppo, inframmezzata da letture affidate all’attrice Sandra Maggio: dal Manifesto del 1909 ai versi scritti da Marinetti nel 1944 e intitolati Quarto d’ora di poesia della X Mas, la milizia che sei mesi prima aveva impiccato sulla piazza del Municipio di Ivrea un partigiano che «aveva tentato con le armi di colpire la Decima» (questa la scritta sul cartello al collo del partigiano).
Dunque il Signor Puppo ha impartito agli studenti qualcosa di simile ad una lezione di storia e letteratura. E lecito dunque chiedersi quali siano le sue credenziali di «docente». Un insegnante imparziale, per quanto è possibile esserlo, oppure no? Un insegnante che espone in modo completo, per quanto possibile, vita e opere dei suoi personaggi, o che trascura gli episodi che li mettono in cattiva luce? Domande lecite, considerando che egli non nasconde le sue intenzioni «pedagogiche», enunciate nella introduzione ai Ritratti del Novecento pubblicati sul suo sito. Qui si duole della «progressiva perdita dei valori fondanti della politica» e della «povertà ideale che si riscontra…soprattutto nelle giovani generazioni, che per lo più non trovano niente in cui credere». E si propone di sottrarre all’oblio idee e opere di alcuni uomini vissuti tra Ottocento e Novecento: «Questo libro è una provocazione, perché, all’inizio del nuovo secolo e del nuovo millennio, recupera motivi e personaggi forti e fondanti, che hanno attraversato il secolo appena finito con le loro idee e le loro opere e che non possono scomparire certo proprio adesso…». I personaggi sono Almirante, Alvino, Brasillach, Cardarelli, Cėline, Codreanu, D’Annunzio, Eliade, Evola, Gentile, Jünger, La Rochelle, Longanesi, Marinetti, Nietzsche, Pasolini, Evita Peron, Pirandello, Pound, Solgenitsin, Ungaretti.
Per comprendere se il nostro educatore è imparziale e completo, possiamo imboccare la strada più semplice, e cioè esaminare il modo in cui illustra vita, idee e opere di un personaggio noto: Giorgio Almirante. Colpisce subito un dato: Puppo racconta con abbondanza di particolari la vita di Almirante successiva al 1945, ma non quella precedente. Per la precisione, alla vita precedente dedica solo undici parole all’interno di questo passo: «Nato a Salsomaggiore, nel 1914, giornalista a Roma e poi capo di gabinetto del ministro Mezzasoma durante la Repubblica Sociale Italiana, Giorgio Almirante cominciò ad attraversare le piazze d’Italia da clandestino, nell’immediato Dopoguerra, per sfuggire all’epurazione e all’arresto, se non peggio». Ne viene l’immagine di un uomo perseguitato per le sue idee, dopo il 1945, da quella che dovrebbe essere una Repubblica democratica garante della libertà di pensiero. Perché Puppo non racconta anche la vita precedente di Almirante? Nella quale più che un perseguitato fu un persecutore? Vi sono almeno due episodi che non dovrebbero venire taciuti in una biografia equilibrata. Il primo riguarda l’antisemitismo di Almirante: fu tra i firmatari del Manifesto della razza del 1938 e collaborò tra il 1938 e il 1942 alla rivista «La difesa della razza». A chi riteneva che diventando antisemita il fascismo italiano copiasse il nazismo, Almirante replica rivendicando il carattere genuinamente italiano e fascista del razzismo: «Il razzismo è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l’Italia abbia mai tentato»; «Noi vogliamo essere, e ci vantiamo di essere, cattolici e buoni cattolici. Ma la nostra intransigenza non tollera confusioni di sorta […] Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo». Il secondo episodio riguarda l’attività antipartigiana di Almirante. Nel 1943 aderì alla Repubblica di Salò. Come capo di gabinetto del ministro della cultura popolare Mezzasoma nell’aprile 1944 firmò il manifesto nel quale si stabiliva la pena di morte per i partigiani che non si fossero arresi entro il 25 maggio: «Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena… p. il Ministro Mezzasoma - Capo Gabinetto Giorgio Almirante».
Nel sito si legge che il Signor Puppo sarà nuovamente a Chivasso in gennaio. Non so se le sue rappresentazioni saranno patrocinate e finanziate dal Comune e da altre istituzioni locali, come è avvenuto per lo spettacolo del 23 ottobre. In tal caso mi chiedo se l’Amministrazione non farebbe meglio a spendere il denaro pubblico per chiamare a Chivasso conferenzieri che garantiscano maggior completezza ed equilibrio di insegnamento.
Piero Meaglia.
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