Bosc Grand: è ora di fare chiarezza...


Da un anno a questa parte a Casalborgone (e in parte nel comune limitrofo di Rivalba) c’è un gran fermento (più o meno strumentale) materializzatosi con la raccolta firme in opposizione alla “imposizione forzosa del vincolo del Sic” e per la costituzione di un comitato “contro il SIC”.

E’ stato chiesto ai proprietari di fondi e immobili ricadenti entro i confini del Sito di costituirsi in un Comitato di opposizione ai vincoli “piovuti dall’alto”, per fare addirittura causa alla Regione. Ormai al bar si sentono quotidianamente parlare agricoltori, cacciatori, taglialegna e proprietari di terreni e immobili nel SIC che, magari male informati o volutamente disinformati, sciorinano sentenze e dichiarazioni a dir poco campate in aria. Ciliegina sulla torta il Comune ha deliberato in Giunta di costituire prossimamente una Consulta al cui tavolo siedano alcuni rappresentati degli interessi locali (moto club, comitato spontaneo contro il SIC, ecc.) ad eccezione, guarda caso, di rappresentanti degli ambientalisti e delle centinaia di cittadini firmatari della petizione per la salvaguardia del Bosc Grand. Una campagna in grande, nemmeno si trattasse di boicottare un inceneritore o una discarica velenosa…

Si ritiene opportuno a questo punto, onde evitare l’aumentare di voci incontrollate, fare un po’ di chiarezza:

· l’identificazione di un Sito di Importanza Comunitaria è il semplice riconoscimento dell’esistenza sul territorio di habitat (cioè ambienti naturali) meritevoli di conservazione (ovvero che hanno un’importanza tale dal punto di vista ambientale da rendere necessarie misure di protezione particolari). Il fatto che la Regione Piemonte nel 1995 abbia mandato al Ministero dell’Ambiente un elenco di siti (SIC) tra cui risultava anche il Bosc Grand costituiva semplicemente un obbligo di legge al quale la Regione ha dovuto ottemperare. Questo senza che nessuno si sia inventato la realizzazione di un nuovo parco o altro.

· Il SIC del Bosc Grand in particolare è riportato nei suoi confini sul Piano Regolatore Generale del Comune di Casalborgone, dall’iter piuttosto travagliato, che è stato approvato solo recentemente ma che è stato da tempo oggetto di pubblica visione in albo pretorio, di osservazioni e di revisioni. Non si può pertanto dire che l’esistenza del SIC sia una novità, almeno a livello amministrativo (ribadisco che è stato riconosciuto dal 1995);

· la presenza di aree di interesse ambientale su un territorio così vicino ad una grande città quale è Torino dovrebbe costituire un vanto per la popolazione locale che ha saputo gestire il suo territorio finora con oculatezza e in maniera sostenibile. Non è chiaro perché il riconoscimento di un’area di importanza tale da venire riconosciuta dalla Comunità Europea possa costituire un ostacolo allo sviluppo e all’economia locale, ove si utilizzasse ancora il “buon senso” dei nostri vecchi;

· in Regione Piemonte sono in corso di definizione e futura approvazione i Piani di Gestione di 13 SIC individuati a livello regionale, e tra questi figura il Bosc Grand. L’approvazione dei Piani di Gestione permetterà lo “scongelamento” dei fondi del PSR-Piano di Sviluppo Rurale a finanziamento della “Rete Natura 2000” della quale il Bosc Grand fa parte (la Rete Natura 2000 è costituita da tutti i SIC e ZPS - Zone di Protezione Speciale identificate ai sensi di una Direttiva Europea). Tali finanziamenti riguarderanno vari interventi da realizzarsi nelle aree della Rete e ne beneficeranno gli operatori attivi nel SIC. Tra le possibilità di sostegno diretto, ad esempio, la norma del PSR prevede: la compensazione del minor reddito dovuto ai minori tagli, la possibilità di prepensionamento per gli agricoltori operanti nel SIC, un sostanzioso contributo pari all’80% dei costi di consulenza, oltre ai fondi che saranno disponibili per opere di interesse pubblico. Ci si chiede se tutti gli aderenti al “Comitato contro al SIC” conoscono tali opportunità e se, nel momento in cui saranno disponibili i finanziamenti, per coerenza verso la loro opposizione, sapranno rinunciare ai contributi…

· Inoltre, tra le varie misure del Piano Sviluppo Rurale 2007-2013 dedicate ai SIC (http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/misure/index.htm) si può elencare a titolo di esempio: la misura 1.2.2 dedicata ai miglioramenti forestali, alla viabilità, a consulenze e infrastrutture e acquisto mezzi, la misura 2.1.4 per i miglioramenti delle acque e suoli da fitosanitari e nitrati, la misura 2.1.6 per sistemazioni fondiarie e miglioramenti ambientali s.l., la misura 3.1.3 per l’infrastrutturazione di percorsi collinari. Sono milioni di Euro!

· Un’ultima questione riguarda la fattibilità degli interventi all’interno del SIC: ormai le voci sono talmente incontrollate che si dice che non sarà più possibile neanche coltivare i pomodori. E’ importante a questo proposito sapere che, per quanto riguarda il taglio boschivo, le norme su tutto il territorio della Regione sono recentemente cambiate, e sono diventate un po’ più restrittive. La norma specifica riguardante gli interventi nei Siti Natura 2000 stabilisce che “qualunque intervento non strettamente connesso con la conservazione degli habitat deve essere sottoposto a Valutazione di Incidenza”. La norma è in vigore dal 1997 (DPR 357/97) e non sembra per ora (a parte ovviamente l’ultimo anno) avere limitato molto le attività condotte nel SIC. Per esperienza personale gli interventi assoggettabili a Valutazione di Incidenza (decisione demandata al Settore Pianificazione Aree Protette della Regione Piemonte) devono essere di una certa consistenza e quindi riferiti a tagli di una certa estensione o effettuati con certe modalità. E’ comunque interesse di tutti che i tagli nei boschi vengano fatti con criterio, lasciando sopravvivere un certo numero di piante anche di grosse dimensioni per evitare di assistere a ciò che già è avvenuto in alcuni lotti del Bosc Grand, dove il taglio indiscriminato ha provocato lo sviluppo di rovi e piante esotiche dallo scarso valore commerciale. In casi come questo si parla di “abbandono del bosco”, ma si commette un errore. Un bosco abbandonato, infatti, non sviluppa da solo i rovi. Al contrario, i rovi sono piante che vivono solo se c’è una forte insolazione a sua volta provocata proprio dal taglio esagerato degli alberi.

· Per quanto riguarda le costruzioni, in molte zone del SIC i terreni sono a destinazione agricola e quindi edificabili solo da agricoltori; inoltre vigono norme che impediscono l’ulteriore urbanizzazione dei luoghi in cui vi sono colline franose o soggette a dissesti per motivi naturali. L’edificazione sarebbe in ogni caso limitata già per motivi idrogeologici.

Riflettendoci bene, solo coloro che fanno ed hanno fatto tutto ciò che volevano nel SIC ci potrebbero rimettere (forse è per questo non vogliono che si cambi nulla?). Tutti gli altri cittadini a ben vedere hanno solo da guadagnarci, ma a condizione che ci credano e che si crei un meccanismo collettivo virtuoso di comprensione, accettazione e adeguato sfruttamento dei vantaggi generali che possono derivare dal SIC.

Per concludere, cito un fatto cui ho assistito personalmente nel corso di riunioni avvenute in Regione: gli amministratori di alcuni Comuni (ad esempio Avigliana) hanno chiesto insistentemente l’ampliamento dei confini del SIC che si trova nel loro territorio comunale. Insomma, questi “incauti” amministratori ritengono che la presenza di un vincolo ambientale possa costituire anche motivo di sviluppo economico e turistico: devono essere completamente ammattiti!

Sandra Buzio, naturalista

Casalborgone

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo!
Le stupidaggini (volutamente disinformate e disinformanti) che si sentono su questo argomento sono asfissianti, è ora di reimmettere un po' di ossigeno nell'aria...
Marco Zanette

Anonimo ha detto...

Ieri sera, 09/09 a Casalborgone si è tenuto l'incontro con gli enti in merito al SIC, nonostante le molte domande, si sono ottenute risposte in politichese da quasi tutti quelli che potevano rispondere in merito (es De Ruggiero, Cerra).
Ho provato come tanti la sensazione di essere un burattino di un teatrino, le cui fila sono tirate da politici e teorici che non combattono con la dura realtà delle nostre campagne che si spopolano grazie anche a loro ed a leggi che non vanno a favore di questa categoria.
Sarei curioso di sapere se i vantaggi economici (sicuramente già decisi a tavolino e ovviamente nascosti) saranno come al solito per pochi o stavolta si deve fare una rivolta popolare perchè siano di tutti.
E poi, i Signori Tecnici che hanno fatto i sopralluoghi non si sono accorti di un arbusto che cresce nei nostri boschi: il rovo!
Sarà protetto anche quello?
Bruno

Anonimo ha detto...

Per quanto Bruno non abbia tuti i torti (la performance di De Ruggero è stata per lo meno imbarazzante), devo dire che, nonostante le esternazioni che arrivavano dai provocatori nel fondo della sala (che cuor di leoni!), non riesco a capire il clima di odio che si è creato contro l'Assessore Pentenero. Oltre ad essersi fatta carico delle sue colpe (sue e della quasi totalità dei sindaci che erano passati al suo posto), ha sfruttato il suo incarico regionale per permettere ai suoi concittadini di confrontarsi su un tema che fino al giorno prima sembrava un uragano calato dall'alto.
Ora ognuno andrà per la sua strada: la Regione nel suo iter, il comitato nel suo, ma almeno c'è stata l'occasione – catartica – per mettersi a discutere come abitanti dello stesso paese: con rabbia, gridando se necessario, ma finalmente parlare e smetterla di sparlare dietro, confabulare in piazza, al bar o all'angolo della strada, con voci nella migliore delle ipotesi "fantasiose" su migliaia di migliaia di euro che quello, o quello o quest'altro si sarebbero mangiati sulla pelle dei poveri casalborgonesi.
La grave pecca del Comitato non è tanto la battaglia che porta avanti, che si muove nella direzione di ribadire il sacrosanto diritto di essere informati a proposito di cosa succederà sulla propria proprietà: il problema è di aver cercato, prima di approfondire il problema e distinguere fra voci giuste e voci sbagliate (e voci ridicole), un capro espiatorio su cui addossare le colpe di tutti i mali e averlo trovarto in fretta e furia nella Pentenero (sfortunatamente Sindaco allora, oggi Assessore in Regione, proprio l'ente ritenuto responsabile della magagna): questo fa male alla loro causa, che rimane così chiusa in un vicolo cieco e spesso utilizza argomentazioni sterili.
Temo in in questo gioco degli equivoci, del detto-non detto fra sindaco e cittadini, si stia rischiando di recidere la fiducia, già labile, che lega le piccole amministrazioni ai loro territori: sarà compito degli attuali Amministratori impedire che questo procedimento di distacco vada avanti.
Perchè il Sindaco di Casalborgone e quello di Rivalba devono ricordare – al contrario di Borca e della Pentenero - che l'unico merito che hanno avuto fin'ora nella questione è di non essere stati presenti all'epoca dei fatti e quindi di non aver mai messo mano nella faccenda. Ma adesso ci sono.

Anonimo ha detto...

mi accodo nel commento sulla serata del 9/9 sul Sic. Mi pare incredibile quanto i rovi assillino i casalborgonesi. In soli tre mesi di nuova amministrazioner il paese trionfa di immondizia dalla piazza centrale e nei giardinetti. per non parlare del ricorso alle ordinanza di chiusura strade che paiono dare un tocco di "coprifuoco" al paese invece di vivacizzarlo. Questo non assilla nessuno.
Si dice il paese e le campagne si spopola: dal 2000 siamo passati da 1600 a 1870! il pu elevato tasso di crescita dei paesi della zona dopo Castiglione T.se dove però le nuove brutte villette a schiera crescono come funghi (ma ogni tanto ne frana una...). Le campagne non sono mai state ripopolate come ora, con nuovi arrivi che recuperano antiche dimore e rustici inceve di acquistare improbabili casette dei puffi in stile rustico come quelle in costruzione in strada faitaria.
Ora basta: basta travisare la realtà. Casalborgone ha solo una risorsa: il SIC, sprecarla per farci gare di moto dove i piloti si fermino puire a tagliate i rovi perchè filantropi (oltre a essere una bufale) è un lusso che semplicemente non ci possiamo permettere! Servono regole chiare e maggiore professionalità degli operatori forestali e il bosco sarà sempre una risorsa e non un bene da depredare. Alla fine mi sorge un dubbio: non sarà una bella discarica in Valle Chiapini, un giorno, a metterci tutti d'accordo? successe gia un tempo verso la Rulasa e fu proprio un nascente SIC a consentire di evitarla!

Anonimo ha detto...

Sono Bruno, premetto che non sono un Casalborgonese ma Rivalbese, per quanto riguarda le responsabilità sulla inesistente informazione in merito al S.I.C. non sto a sindacare, ritengo solo che la colpa maggiore sia della regione ....
Per ciò che riguarda il futuro appoggio completamente quanto proposto dal Sindaco di Rivalba Davide Rosso ovvero che il Sito sia amministrato, gestito, protetto e curato da un'organo di zona a carattere locale costituito da soggetti che o ci abitano o ci lavorano, gente del posto!
Non deve esserci una semplice speculazione politica che serve poi solo a "scaldare" una sedia senza girar per questi boschi.
P.S. Quando il 13 settembre c'è stato l'incendio nel bosco in cui sono intervenuti anche i VV FF con l'elicottero ed i fuoristrada, l'A.I.B., non ho visto nessuno dei politici del mercoledì 9 settembre .... ma noi del posto c'eravamo con il Sig. Sindaco di Rivalba a dar una mano!!!!
Grazie a tutti quelli che vogliono bene alla nostra terra!

Anonimo ha detto...

Spero solo che voler bene non voglia dire tagliare a zero il bosco, farci gare di trial, riedificare il villaggio inglese. ecc. ecc. ...ci siamo capiti...
per il resto penso che i comuni non riescono a tenere puliti i tombini e a fare bene le poche cose che devono, ho paura che gestire un sic e non prendere sanzioni dell'unione europea sia un obiettivo un po troppo alto. ho paura altresi che si scenderà ai soliti compromessi per acontentare gli amici degli amici. siamo in piemonte,,,non è molto diverso dalla calabria in questo senso...
la partecipazione dal basso va bene, ma deve essere qualificata, non improvvisata.
se no pagheremo tutti