IL LIBRO del MESE di GENNAIO 2009


Il libro del mese - Gennaio 2009

"AZZERARE I RIFIUTI"di Guido VIALE.
Bollati Boringhieri Editore
Pagg.212 - euro 12,00.

Recensione a cura di Domenico CENA.




Guido Viale si occupa ormai da anni di rifiuti e di mobilità (su quest’ultimo tema ha scritto: “Vita e morte dell’automobile”) ed attualmente collabora con Walter Ganapini, assessore all’ambiente della Regione Campania, nel tentativo, per molti versi disperato, di affrontare seriamente la questione rifiuti in quella regione.

“Azzerare i rifiuti” raccoglie le testimonianze e i documenti della sua più che ventennale esperienza nel campo. Si tratta di un testo complesso, che unisce il tentativo di elaborare una vera e propria teoria del problema rifiuti a documentazioni pratiche, relative soprattutto alla situazione campana.

“Nella situazione della Campania – afferma Viale – si può vedere, come in uno specchio, quello che sarà il futuro di tutte le città e dell’intero pianeta, se il tempo concesso alla sua sopravvivenza sarà sufficiente. Recente è la notizia che cento milioni di tonnellate di rifiuti di plastica galleggiano nel mezzo dell’Oceano Pacifico, formando una specie di nuovo continente che uccide intorno a sé ogni forma di vita acquatica”. (pag.15)

Ma l’intento di Viale non è quello di creare il solito sterile allarmismo, bensì di convincere il lettore che “la gestione dei rifiuti non è un’attività settoriale da delegare agli addetti ai lavori, ma una questione centrale per il governo del territorio. La cronaca degli ultimi anni dimostra abbondantemente quanto la gestione dei rifiuti sia importante per qualificare gli aspetti fondamentali di una comunità: le forme della convivenza, la «vivibilità urbana», il rispetto che una popolazione ha di se stessa e che può aspettarsi dagli altri, l’immagine di un territorio, il rapporto tra governanti e governati, la difesa della legalità, la sopravvivenza e lo sviluppo di interi settori economici”. (pag.7-8)

Vista la fondamentale importanza del problema, Viale tenta di sviluppare una vera e propria filosofia, o economia del rifiuto: “L’integrazione sostanziale tra la sfera della circolazione delle merci e il ciclo di una gestione razionale dei loro residui inserisce tra il valore d’uso di una merce e il suo valore di scambio una nuova dimensione, che possiamo chiamare valenza ambientale, ovvero la destinazione e la compatibilità di un prodotto, dei suoi residui, o delle sue spoglie, sotto il profilo ambientale… La valenza ambientale non è che una estensione del valore d’uso in un contesto in cui il soggetto del consumo non sia più il consumatore individuale costruito e gestito dal marketing e dalla pubblicità, bensì una collettività consapevole delle basi ecologiche, e non meramente fisiche e culturali, delle forme dell’esistenza umana”. (pag.39)

La conclusione del ragionamento di Viale è che “bisogna mostrare che l’ambientalismo è un programma organico di riconversione produttiva e sociale, ed evidenziare come spesso i veri promotori della politica del no sono le multinazionali, le associazioni imprenditoriali, gli organismi come il WTO e la Banca Mondiale e i governi che li assecondano: no alle clausole sociali (libertà sindacale nelle dittature mete privilegiate dei loro investimenti, tutela dell’infanzia dal lavoro minorile, sicurezza sui luoghi di lavoro) e ambientali (protezione delle foreste, dei fiumi, degli estuari, della biodiversità); no alla pianificazione urbanistica, all’edilizia popolare, alla negoziazione sociale; no alle valutazioni (vere) di impatto ambientale, alla carbon tax, alla penalizzazione delle emissioni inquinanti… E via bloccando”. (pag.61)

Nella seconda parte del libro, Viale analizza il problema Campania, individuando le cause di quella che ritiene la più grave catastrofe ambientale mai avvenuta sul nostro pianeta. “La situazione della Campania è molto più grave di quella delle coste investite dallo tsunami del 2004. Sepolti sotto una coltre più o meno spessa di terreno o di rifiuti «urbani», ma a volte anche a cielo aperto, giacciono in Campania milioni di tonnellate di rifiuti industriali, tossici e nocivi, di rifiuti ospedalieri… in larghissima parte provenienti dalle imprese e dalle regioni del Nord che hanno salvaguardato più o meno bene il loro territorio a spese delle regioni del mezzogiorno. La questione dei rifiuti in Campania è un concentrato di tutte le crisi del nostro paese, una bancarotta della democrazia”. (pag.100)

L’ultima parte del libro è dedicata a quelle che Viale definisce “le buone pratiche”.

“Molta strada deve ancora essere percorsa verso l’obiettivo finale Rifiuti Zero… Non solo in termini organizzativi e di efficacia… ma soprattutto in termini di approccio: passare dalla raccolta differenziata dei rifiuti alla logistica di ritorno dei prodotti – la restituzione alla catena distributiva, perché li inoltri agli impianti di lavorazione, dei prodotti dimessi e dei residui del nostro consumo… E passare dal servizio postvendita all’ecodesign di processo: cioè alla predisposizione di tutta la filiera del recupero per ogni nuovo prodotto che viene immesso sui mercati.” (pag.124)

Per raggiungere questi obiettivi, Viale indica alcuni esempi di “buone pratiche” che mirano soprattutto alla “valorizzazione della dimensione locale dell’apparato produttivo” (pag.138)

La prima “buona pratica” prendere l'avvio dalla constatazione che “l’anello centrale di una politica di riconversione dell’apparato produttivo in direzione di una minore produzione di rifiuti è probabilmente rappresentato dal distributore… Occorre impegnare i negozi, i supermercati e ipermercati… a trasformare tutti gli articoli che commerciano o, meglio, tutte le tipologie di articoli che trattano, in prodotti «a rendere»: vale a dire in prodotti che, al termine della loro vita utile, non si trasformano in rifiuti, ma in residui da inviare al recupero.” (pag.144-45)

L’autore indica poi una serie di azioni dirette e indirette, che le amministrazioni locali “possono adottare per portare il loro contributo alla riduzione dei rifiuti”. Ad esempio, indica: “accordi di programma per promuovere la vendita di prodotti sfusi alla spina, la riduzione degli imballaggi superflui e la sostituzione degli imballaggi a perdere con imballaggi a rendere… La promozione di indagini sulle forniture utilizzate dagli uffici e dai servizi delle amministrazioni pubbliche e private per studiare la possibilità di una loro sostituzione con prodotti che generino meno rifiuti… Campagne di educazione ambientale indirizzate alle scuole, alle associazioni professionali e volontarie, agli operatori della comunicazione…” (pag.152-53)

Infine, le amministrazioni locali devono “promuovere un meccanismo di concertazione e di negoziazione con i portatori di specifici interessi” e con i cittadini in generale: “il ruolo sempre più cogente della negoziazione sociale e ambientale evidenzia una trasformazione radicale in corso nella concezione stessa della democrazia e della sovranità popolare.

Pochi ambiti – conclude Viale – consentono di studiare in modo chiaro questo processo come quello dei conflitti su questioni di carattere ambientale e dei conflitti sulla questione dei rifiuti, in particolare della localizzazione degli impianti per il loro trattamento e smaltimento: quasi che il rapporto diretto che ciascuno di noi ha con gli scarti che quotidianamente produce lo mettesse, per così dire, più apertamente in conflitto con le conseguenze del proprio agire e del proprio stile di vita”. (pag.203).

Nessun commento: