L’Italia da lontano

Questa volta non parlerò di Los Angeles, ma dell’Italia. Dell’impressione che fa leggere che un ragazzo di meno di vent’anni può essere massacrato e ucciso perché si è rifiutato di offrire una sigaretta; della sinistra fuori dal parlamento italiano. Non c’è alcun nesso fra le due cose. Forse. Eppure quella prepotenza, quel disprezzo per il valore della vita umana (nel cattolicissimo veneto) sembra essere così contrario all’idea di convivenza umana che la sinistra ha provato a praticare che un nesso forse c’è. Ci sarebbe bisogno di qualcuno che sapesse decifrare quello che sta avvenendo, quale mutazione antropologica è in corso o è già avvenuta. Di fronte all’enormità degli eventi, che rischiano di spazzare via la sinistra e le sue idee non solo dalle istituzioni ma dal panorama politico-culturale, le piccole rivendicazioni e i bisticci, di cui talvolta si legge, allarmano. Possibile che sia stato solo qualche errore tattico, l’aver cancellato un simbolo e averne proposto un altro a produrre quel che è successo? È questa sottovalutazione, l’idea che, tutto sommato, nonostante le dichiarazioni, per qualcuno niente sia veramente successo a preoccupare. Che non ci sia bisogno di recuperare il contatto con la realtà. Non per assecondarla. La sinistra non può permetterselo. Ma per trasformarla. In direzione ostinata e contraria. Se la sinistra non lo fa sarà cancellata. Un processo di rapida disintegrazione la dissolverà in tanti satelliti incapaci di agire. Si ridurrà a quello che è negli Stati Uniti. Mi è capitato di parlare qualche settimana fa con una militante di un partito trotzskista negli Stati Uniti che voleva convincermi dell’esistenza di un mondo operaio pronto a fare la rivoluzione e frenato solo dall’opportunismo di partiti che si dicono di sinistra ma che praticano la democrazia borghese. È questa distanza dalla realtà che mi preoccupa. Per fortuna, in Italia, si è ancora distanti da tutto questo. Ma potremmo arrivarci nel giro di pochi anni. C’è un aneddoto che circola su Hegel. Quando ormai era un famoso professore a Berlino, due giovani studenti gli si avvicinano timidamente e gli dicono: “Professore, abbiamo letto la sua filosofia della natura. Tuttavia ci sembra non si accordi con i fatti”. Hegel li guarda e gli risponde: “Tanto peggio per i fatti”. Hegel poteva, forse, permetterselo. Presto i filosofi se ne sarebbero infischiati di lui. La sinistra non può farlo. Ma, forse, le mie sono le preoccupazioni di qualcuno che è lontano e che se fosse in Italia scoprirebbe che non è come pensa. Lo spero tanto.

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