"FIMMINE RIBELLI"
di
Lirio ABBATE
Rizzoli
Editore - pagg.207 - euro 17.
Recensione di Delia Adriani.
Le donne di Rosarno nate e vissute in famiglie
mafiose sono un emblema dell'otto marzo. Donne a cui viene impedito di portare
a compimento gli studi, che devono maritarsi presto perchè il matrimonio è una
occasione di arricchimento e protezione: "mio padre ha due cuori, la figlia o
l'onore? In questo momento dice che vuole la figlia, ma dentro di lui c'è anche
quell'altro fatto".
Donne che vivono il matrimonio in piena
solitudine, con i mariti sempre in bilico tra la liberà e la prigionia. Molte di
loro accettano e riescono a "modellarsi sul codice" a "coincidere con la parte
assegnata"; altre "subiscono a testa china ed a labbra strette, perchè così è
stato loro assegnato e perchè ormai hanno perso la forza anche solo di sognare
un futuro diverso".
Non è così per Rosa Ferraro e Giusy Pesce, Maria
Concetta Cacciola, ed altre, tutte fimmine ribelli, che hanno osato dire di no a
padri, fratelli, mariti, producendo l'effetto dirompente di mettere in
discussione la compattezza del clan ed i valori del sistema n'drangheta. Queste
donne meritano il nostro omaggio.
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