Marxismo, decrescita e movimenti di difesa del territorio...

Marino Badiale e Massimo Bontempelli perseguono da tempo il tentativo di coniugare marxismo e teorie della decrescita. Essi chiamano quello odierno "capitalismo assoluto", vale a dire il sistema economico in cui la logica della mercificazione penetra in ogni porzione della società. Il capitalismo assoluto produce sia l'aumento delle diseguaglianze sociali, sia la graduale distruzione dell'ecosistema. Al capitalismo assoluto si oppongono soprattutto i movimenti che difendono il territorio dall'aggressione condotta dalle imprese capitalistiche alla ricerca del profitto (NoTAV, NoPonte, NoRigassificatori, ecc). Secondo i due autori, l'integrazione tra marxismo e teorie delle decrescita potrebbe offrire alle lotte dei movimenti il fondamento teorico che oramanca.
Numerosi articoli dei due autori sono scaricabili da internet. I loro due ultimi libri sono "La sinistra rivelata" (Massari ed.-2007) e "Civiltà occidentale" (Il canneto editore, 2009).
Riportiamo qui di seguito un passo tratto dall'articolo "Contro lo sviluppo. Punti critici per una nuova forza politica",  leggibile integralmente su "Il consapevole"  http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=8479
(Nota di Carlo Tarpone).
..."la decrescita è l’unica prospettiva che dia un senso unitario ai movimenti di opposizione che sono spontaneamente sorti in questi anni in Italia. Ci riferiamo ai quei movimenti (NO TAV, NO ponte sullo stretto, NO rigassificatori ecc.) che nascono come difesa di un territorio da progetti economici invasivi e devastanti per gli equilibri del territorio stesso. Questa invasività e queste devastazioni sono inevitabili, all’interno del meccanismo dello sviluppo. Infatti, lo sviluppo non può fare a meno dell’accumulazione di realtà fisiche sul territorio (strutture produttive, infrastrutture edilizie come autostrade e aeroporti, strutture commerciali, mezzi di trasporto, rifiuti che occorre smaltire in qualche modo). Ma il territorio italiano è saturo (altrove la situazione può essere diversa): l’Italia è un paese piccolo e sovrappopolato, il cui territorio è stato da tempo invaso dalle realtà fisiche legate allo sviluppo. Non essendoci più spazio libero, le nuove strutture fisiche necessarie per lo sviluppo possono inserirsi solo in una realtà fisica e sociale già organizzata, mettendone in crisi gli equilibri. In parole povere, le nuove strutture devono invadere la vita quotidiana degli abitanti del territorio, sconvolgendola. L’opposizione da parte degli abitanti del territorio attaccato è dunque naturale e istintiva, non necessariamente derivante da opzioni politiche e ideologiche generali, ma, questo è il punto cruciale, essa va nella direzione della critica dello sviluppo, anche se i suoi attori possono non averne coscienza. Con questo intendiamo dire che la prospettiva della critica dello sviluppo è l’unica che renda coerenti queste lotte, dando ad esse un valore e una prospettiva generali. Al di fuori di questa prospettiva, queste lotte possono essere facilmente criticate e isolate indicandole come espressione di egoismi locali che devono cedere il passo all’interesse generale. La risposta a questa critica sta appunto nell’indicare il rifiuto dello sviluppo, cioè la decrescita, come interesse generale del paese.
La prospettiva politica attorno alla quale radunare le scarse forze di opposizione oggi disponibili è dunque quella dell’unificazione delle lotte in difesa del territorio. Una nuova forza politica di opposizione dovrebbe dare una dimensione politica nazionale a tali lotte, inquadrandole nell’obiettivo di un ritorno al rispetto della Costituzione repubblicana e coordinandole col rifiuto intransigente della partecipazione italiana alle guerre imperiali".


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