Caro Sindaco Matola,
non Le pare che sia ora di finirla con la Sue lamentazioni? Mi riferisco al Suo articolo «Secondo me…» pubblicato da «Notizie in Comune» del 31 maggio. Ai tanti che La accusano di non saper risolvere i problemi di Chivasso, Lei risponde ancora una volta con la solita giustificazione che non giustifica nulla: non è colpa mia, quei problemi li ho ereditati dalle Amministrazioni precedenti. E allora? Non vorrà dirmi che, quando Lei si è candidato a sindaco, non conosceva l’esistenza di quei problemi? Eppure si è candidato lo stesso. Nessuno La obbligava a farlo. Sapeva che quei problemi c’erano e che avrebbe dovuto affrontarli: adesso di che si lamenta? Ha voluto la bicicletta e ora pedali: è pagato per questo.
E invece siamo alle solite. In quell’articolo accusa i suoi critici addirittura di «mentire sapendo di mentire», cioè di «imputare a Sindaco ed amministrazione situazioni per le quali noi, purtroppo, non abbiamo responsabilità dirette». E giù un elenco di situazioni difficili «ereditate dal passato»: l’ex convento di Via del Collegio; il pronto soccorso e l’ospedale; i passaggi a livello la cui eliminazione compete a RFI. Altre volte l’abbiano sentita parlare dei tanti guai che non sarebbero colpa Sua perché «ereditati» dai sindaci precedenti: il Parco Mauriziano, il devastante piano regolatore, i nuovi quartieri senza servizi, la discarica dei Pogliani, l’acquedotto da rifare, il teleriscaldamento che non procede, ecc. ecc. ecc. Ma Lei in che mondo viveva quando si è candidato? Tutte queste cose non le conosceva? Non pensa che quando un politico come Lei si presenta agli elettori e chiede loro il voto per diventare sindaco debba conoscere perfettamente la situazione della città e i suoi problemi irrisolti? E se non li conosce debba informarsi?
Perché i casi sono due. O Lei conosceva male questi problemi, non ne comprendeva la complessità, ne sottovalutava la gravità, e allora non era adatto a candidarsi a sindaco e non avrebbe dovuto candidarsi. Oppure li conosceva, sapeva che erano gravi, era consapevole che sarebbe stato difficile risolverli, ma ha taciuto e si è candidato lo stesso: e allora sarebbe ancora peggio, perché vorrebbe dire che Lei ha preposto la sua ambizione politica, il suo personale interesse di carriera, al bene della collettività. E ora si lamenta anche!
pm(pubblicato su "La Voce del Canavese", 21 giugno 2010)
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