Arriva il "Molo 50"?

CASALBORGONE - Che cos’è «Molo 50»? Nelle vetrine di un locale commerciale del centro di Casalborgone sono rimasti a lungo esposti al pubblico dei grandi fogli scritti a mano nei quali viene descritto il progetto.  Erano accompagnati da fotografie del luogo dove «Molo 50» dovrebbe sorgere: un capannone della locale impresa di autotrasporti. Poiché dalla lettura dei fogli non ero riuscito a comprendere bene la natura del progetto, ho contattato i due progettisti. Essi mi hanno fornito telefonicamente alcune informazioni e gentilmente mi hanno inviato un estratto del progetto.  Che cosa sarà dunque Molo 50? L’impresa proprietaria dei capannoni – mi è stato riferito in una delle conversazioni telefoniche - non attraversa un periodo felicissimo: più che comprensibile, data l’attuale grave crisi economica. Donde l’idea di destinare il capannone ad altre attività. Esso verrebbe diviso in tanti spazi, dove si insedierebbero attività di varia natura: «lavorative, ludiche, culturali». Già ora – si legge nell’estratto - si stanno valutando alcune ipotesi: «una palestra, una officina di lavorazione di componenti per barche, un atelier di costruzione modelli,  un mercato del riciclo, uno spazio per attività ludico-culturali, una scuola di progettazione pratica e una bottega per la costruzione di prototipi di ogni genere».
Ci si può ora porre alcune domande. In primo luogo, quanto costerà agli interessati avviare una attività nel Molo 50? Essi costituiranno una associazione, e pagheranno anticipatamente la quota associativa, la cui entità è ancora da definire, e i «costi vivi delle pratiche e allacciamenti ai servizi e energia». Inoltre, si accolleranno  «il costo dello spazio, degli allestimenti, delle attrezzature e dei materiali» nel modo seguente: «ogni cosa sarà presa in comodato con la clausola che una quota parte del ritorno economico delle attività svolte mediante l’uso di tale cosa verrà riconosciuto come “giusto compenso” per il comodato». Mi chiedo: perché il rapporto tra i futuri imprenditori di Molo 50 e la proprietà del capannone debbono essere così complicati? Non basterebbe prevedere solamente e semplicemente il pagamento dell’affitto del locale? Perché si deve anche creare una associazione che comporta il pagamento di una quota annuale? Quali vantaggi gli imprenditori trarranno da questa associazione? Inoltre, il comodato per l’uso delle attrezzature è obbligatorio, oppure un imprenditore può procurarsi da sé l’attrezzatura che gli occorre? E che cosa significano «quota parte» e «giusto compenso del guadagno tratto dall’attività»? Non sono espressioni un po’ vaghe?  Un imprenditore che apre una attività, soprattutto in un periodo difficile come questo, non ha bisogno di maggiore certezza? Chi ci guadagnerà veramente da questi complicati rapporti?
In secondo luogo, l’impresa di Molo 50 appare caratterizzata da una certa confusione tra pubblico e privato. Il progetto compariva fino a pochi giorni fa nella vetrina del locale che nella primavera scorsa era l’ufficio elettorale del candidato sindaco Giardino. E nella lista del candidato Giardino compariva l’attuale vicesindaco, che fa parte della famiglia proprietaria del capannone.
In terzo luogo, e con il massimo rispetto per loro, ho qualche perplessità sulla idoneità delle due persone incaricate di condurre in porto il Molo 50. Ci aspetteremmo degli imprenditori, o dei manager, o dei commercialisti, insomma degli esperti di attività economiche. Ma non pare che sia così. La signora Maria Ferrecchia è la direttrice dei corsi dell’Università della Terza Età di Chivasso, sezione di Casalborgone. Mi ha simpaticamente rivelato che trascorre quasi l’intera giornata a Torino a fare la nonna. E’ stata e forse è “consigliera pari opportunità” nel Comune di Berzano  San Pietro. Quanto al signor Pietro Cartella – mi scuso se si tratta di un omonimo - anch’egli partecipa all’attività di Unitre. Nell’anno accademico 2009-2010 è prevista la sua conferenza «Equilibrio individuale e collettivo: alimentazione e salute», e un’analoga lezione compare nel programma dell’anno accademico precedente. Inoltre, nell’ambito dell’attività dell’associazione «Athos» di Casalborgone, ha condotto il «Seminario sull’energia ki, energia universale, ka, prana, ecc. Con Te e il tuo Chi». Non ho alcun motivo di dubitare che nei rispettivi campi entrambi svolgano un eccellente lavoro. Ma non dovrebbero essere altre le competenza necessarie per realizzare Molo 50? Soprattutto in un momento così difficile per chi vuole avviare una attività?
Piero Meaglia

1 commento:

Anonimo ha detto...

soldi tuoi?