Ancora una testimonianza sulla vita di Paolo Otelli...


IL MONDO DI PAOLO OTELLI NELLA SUA PRODUZIONE ARTISTICA

Abitando a quattro passi dalla casa di Paolo Otelli, appassionato d'arte,
aperto e sempre disponibile al dialogo – da buon napoletano – cercavo di
penetrare nel pensiero del mio amico disabile. Cercavo anche di tenergli
compagnia, di occupare il suo tempo libero, e forse anche il mio, cercavo di
capire il perché della diversità. Sia ben chiaro che non ho mai provato
pietà per Paolo, non lo compiangevo e non lo commiseravo. La natura, madre o
matrigna che dir si voglia, lo aveva privato di molte cose, ma in cambio gli
aveva donato un grande senso della vita che lo portava a superare, spesso,
le sue disavventure di "partenza" con un certo ottimismo. Di lui ricordo il
suo sorriso. Da quando me ne sono andato da Torino e sono ritornato ad
Agropoli, in provincia di Salerno, raramente ho fatto qualche telefonata.
Per me è stato un dramma. Ed anche di Paolo persi le tracce, ma mai il
ricordo. Come del resto anche degli altri. Di molti che mi avevano fatto del
bene, e di qualcuno che aveva ingiustificatamente danneggiato. Rovistando
tra le mie carte, ho rinvenuto una litografia di Paolo Otelli del 1978.
Esattamente trenta anni fa. Un vaso al centro, due finestre, una simmetria
quasi perfetta. Perché??? Sono due mondi identici in tutto e per tutto. Due
finestre che si affacciano alla vista, squadrate, perfette. Il vaso al
centro divide questi due mondi così diversi eppure cosi uguali. In questa
litografia sta tutto il dramma del disabile. Di colui che vive una
situazione reale, certamente che non vorrebbe vivere, ma che l'accetta con
rassegnazione. Lasciamo stare la vecchia frase "cristiana rassegnazione".
Certe situazioni si vivono al di sopra della convinzione religiosa.
Certamente la Fede aiuta a superare i continui ed estenuanti drammi della
vita del diversamente abile. Ma è proprio tra costoro,a mio avviso, che va
ricercato l'eroe, il saggio, il giusto, il grande, colui, cioè, che è
partito cento metri prima degli altri sulla linea, e colui che arriva per
primo al traguardo. E' un poco come partire dalla Sicilia ed arrivare in
Piemonte, il primo con una scassatissima cinquecento quasi ventennale ed il
secondo con una Ferrari nuova, fiammante. In questa litografia – e qui mi
fermo per non diventare prolisso – c'è tutto il pensiero del mio amico di
via Casalis. Un mondo che non gli è stato dato, ed un mondo che lui ha
costruito, identico all'originale. Da anni sto portando avanti una battaglia
per l'abolizione delle barriere architettoniche nel paese dove attualmente
vivo. Molto è stato fatto. Ma molto c'è ancora da fare. Anche nel ricordo
di Paolo!

Catello Nastro.

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