I tedeschi, moderni alchimisti dei giorni nostri, sembrano avere scoperto la formula per tramutare in oro i rifiuti urbani e industriali: lo scorso anno il settore, che in Germania da' lavoro a 250.000 persone, ha fatturato circa 50 miliardi di euro, tendenza in aumento. Grazie anche al contributo dell'Italia, bisognosa di aiuto e non solo per smaltire i rifiuti accumulati in Campania, per i quali e' attualmente in fase di realizzazione un accordo per il trasporto e il riciclaggio di 200.000 tonnellate in sei mesi. Per avere un'idea delle dimensioni del business con l'Italia: secondo i dati forniti al settimanale tedesco Der Spiegel da un dirigente della societa' italiana Ecolog (gruppo Ferrovie dello Stato, che ha parlato a condizione di mantenere l'anonimato) lo smaltimento, attualmente in corso, di rifiuti campani verso la Germania costa dai 170 ai 200 euro per ogni tonnellata (trasporto incluso), per cui i due treni che da un po' di tempo vanno a Bremerhaven e Lipsia con 1000 tonnellate al giorno, sono costati al contribuente italiano fino a un massimo di 200.000 euro al giorno, un milione di euro a settimana lavorativa di cinque giorni. I rifiuti finiscono in Germania nelle fabbriche di riciclaggio, dove le materie prime e riutilizzabili vengono messe da parte e il resto, quello che puo' essere bruciato senza danni ecologici, finisce nei termovalorizzatori, i bruciatori grandi quanto un palazzo a sette piani che lo usano per produrre energia elettrica rivenduta alle societa' energetiche e ai nuclei familiari in Germania. Come dire, l'Italia paga per una parte della corrente elettrica che viene rivenduta ai consumatori tedeschi. Il resto, quello che non puo' piu' essere usato perche' e' nocivo o per altri motivi, viene immagazzinato nelle miniere abbandonate nel sottosuolo tedesco. A pagamento, s'intende. Ma non finisce qui: l'Italia, che figura al quarto posto dopo Olanda, Francia e Austria con 1,3 milioni di tonnellate nella lista dei fornitori di rifiuti all'industria tedesca del riciclaggio, compare poi al terzo posto, con 2,01 milioni di tonnellate, nella graduatoria degli acquirenti per le materie prime ottenute grazie al riciclaggio. Lontano dagli scontri tra dimostranti e polizia di questi giorni in Campania, l'industria del riciclaggio in Germania, secondo i dati pubblicati dall'Ente federale per l'ambiente, macina rifiuti e rottami e li trasforma in moneta contante. I 2,01 milioni di tonnellate di materie prime importate dall'Italia nel 2006, secondo i dati raccolti dall'ente federale per l'ambiente, comprendono 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti e rottami, e tra questi 1,3 milioni di tonnellate di rottami di ferro e acciaio, 160.000 di rottami di alluminio, 90.000 di vetro da riusare, 70.000 di carta da riciclare, 82.000 di resti da legno non trattato, 45.000 di rame da riutilizzare e 26.000 di tessuti usati. Insieme a questi anche 185.000 tonnellate di materiale esportato verso l'Italia con un permesso speciale, quasi tutti resti della lavorazione del legno (colore, lacca, colla, ma non legno trattato con antisettico) riutilizzabili, per esempio, nella produzione di truciolati. Il prezzo esatto di questi materiali importati dopo il riciclaggio, secondo quanto hanno detto all'Ansa i responsabili dell'ente per l'ambiente, varia a secondo del materiale, della forma, delle condizioni e cosi' via. Ma certamente non e' inferiore a quello dei rifiuti casalinghi. (ANSA). Segnalazione da: http://www.vasonline.it/ |
Rifiuti: i tedeschi fanno affari ...
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