A proposito di inceneritori...un comunicato delle associazioni chivassesi.


Il clamore provocato in questi giorni dall'emergenza spazzatura in Campania ha avuto almeno un merito: riportare in primo piano il problema rifiuti anche a casa nostra.
Anzitutto, vorremmo chiarire alcune cose sulla crisi campana e sui suoi riflessi da noi. Le famose 5.000 tonnellate di spazzatura di Napoli che la presidente Bresso si è dichiarata disponibile ad accogliere nelle nostre discariche corrispondono alla produzione di due giorni della sola città di Torino. Non ci avrebbero quindi sommerso, anche perché non è escluso che in tutto questo tempo siano arrivati in qualcuna delle nostre discariche, in silenzio e di nascosto, dei rifiuti dalla Campania: è quello che si chiama ecobusiness. Quindi noi siamo d'accordo, (insieme ai rappresentanti di Legambiente Piemonte) a ritirare questi rifiuti, a due condizioni. La prima è che questa disponibilità serva a permettere alla Campania, superata l'ennesima emergenza, di avviare una vera politica di raccolta differenziata e di gestione dei rifiuti. La seconda è che questi rifiuti non vadano a finire in una qualunque delle nostre discariche, ma in quelle meglio attrezzate per il trattamento biologico dei rifiuti stessi. Tornando ai rifiuti di casa nostra, sembra che l'effetto maggiore dell'emergenza Campania sia stato quello di far volare alle stelle la quotazione del partito degli inceneritori, soprattutto quando si parla di farli da qualche altra parte e non a casa propria. Anche su questo vorremmo fare un po' di chiarezza. Anzitutto, un inceneritore non si costruisce in due giorni, ci vogliono parecchi anni, e quindi gli inceneritori non sono la risposta all'emergenza. Inoltre, nella nostra provincia, è già in fase di realizzazione un inceneritore, quello del Gerbido, che sarà uno dei più grandi d'Italia, se non il più grande in assoluto. Oggi si discute se realizzarne un secondo, a Settimo se possibile. Noi diciamo anzitutto no a questo secondo inceneritore, perché secondo noi è inutile. Infatti oggi, la raccolta differenziata raggiunge, in provincia di Torino il 43% circa, con delle punte di eccellenza che superano il 70%, e gli obiettivi dovrebbero essere di arrivare almeno al 65% entro il 2012. 2012. A quel momento sarà più che sufficiente un solo inceneritore. Anche l'inceneritore del Gerbido andrebbe, secondo noi, profondamente rivisto, perché nasce già vecchio come concezione e rischia di diventare, questo sì, un incentivo all'importazione di rifiuti da altre regioni, quando i nostri non saranno più sufficienti a riempirlo. E' noto, infatti, che un inceneritore non si può accendere e spegnere a piacimento, ma deve essere alimentato costantemente con una quantità uniforme di rifiuti. Inoltre, esistono già oggi delle tecnologie migliori dell'incenerimento per trattare i rifiuti. Ad esempio, il trattamento a freddo, che, oltre a non produrre fumi nocivi, ha il grande merito di non lasciare residui. Spesso, infatti, si ha l'impressione, sentendo parlare dei cosiddetti esperti pro inceneritore, che, secondo loro, l'incenerimento faccia magicamente sparire i rifiuti. Forse non sanno, o fingono di non sapere che l'inceneritore lascia una quantità di rifiuti altamente tossici, corrispondente al 30% dei materiali trattati. E questi rifiuti tossici andranno messi in apposite discariche, che naturalmente nessuno sarà felice di ospitare. E, come tutti sanno, gli inceneritori producono diossine, i cui effetti si fanno sentire sulla popolazione a distanza di decine di anni. E' per questo motivo che molti paesi europei che da tempo utilizzano gli inceneritori, come la Germania e la Gran Bretagna oggi stanno rivedendo le loro politiche e preferiscono adottare tecnologie più moderne e meno dannose per la salute. Noi naturalmente arriviamo sempre in ritardo e cominciamo col ripetere gli errori degli altri.
Comunicato a cura di: Legambiente Circolo di Chivasso, Comitato Parco Mauriziano, Centro Paolo Otelli, Pro Natura, Comitato aria pulita.

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