Israele & Fiera del libro di Torino...un' opinione...


Personalmente devo dire che il giorno dopo la "provocazione" di boicottare la prossima edizione della Fiera del libro di Torino a seguito dell' invito ufficiale allo Stato di Israele come ospite d' onore alla Fiera, non sono stato automaticamente coinvolto dal punto di vista politico ed emotivo da questa provocazione. In fondo, mi ero detto, si tratta di una manifestazione culturale, in cui a parlare sono principalmente i libri, ed inoltre non esiste in Israele un posizione del tutto unanime sul futuro del paese e sui rapporti con i palestinesi ed il mondo arabo.  Ma questa mia indecisione è durata ben poco: lo spazio di alcune ore, quando ho avuto modo di sentire un paio di interviste al sindaco di Torino Chiamparino ed a qualche altro esponente di rilievo del centro-sinistra. Interviste dove, a spada tratta, in sostanza si sono dipinti i contestatori come i soliti rompiscatole buoni per ogni stagione, con i soliti stantii argomenti in odore di antiamericanismo, impregnati di vecchie ideologie e via di seguito con analoghe ritrite banalità. Di colpo ho pensato che i "contestatori" avessero ragione. Ragione perchè di fronte alla situazione attuale del Medioriente non è possibile invitare Israele ad un' iniziativa culturale di rilievo come la Fiera torinese, senza invitare anche degli scrittori palestinesi. Non è possibile dimenticare cio' che è stato commesso al popolo palestinese in questi ultimi sanguinosi decenni. Non è possibile dimenticare che Israele, pur definendosi un paese democratico, è una nazione sorta sulla distruzione e sull' immenso dolore di un popolo che in quelle terre abitava da secoli, un popolo, quello palestinese, confinato per lasciare spazio vitale a milioni di immigrati ebraici provenienti da mezzo mondo che hanno deciso di installarsi lì esclusivamente per motivazioni dettate dalla loro religione. Un popolo, quello palestinese, stremato e ridotto alla disperazione da comportamenti che sono stati anche sanzionati dalla Nazioni Unite. Un popolo, quello palestinese, a cui ogni giorno vengono sottratte le risorse vitali, dall' acqua all' energia, all' autodeterminazione. Per questo ho deciso che boicottare, naturalmente in modo nonviolento, la kermesse torinese sia una cosa giusta ,condivisibile e da amplificare.
Frediano.

1 commento:

Anonimo ha detto...

In questa storia, come spesso succede, si confonde lo stato israeliano con la religione ebraica. Penso di avere il diritto di contestare le scelte e le modalità con cui Israele porta avanti questa guerra. Tutte le volte che però ci si prova scatta, inesorabile, la bollatura di antiebraismo. Questo grazie anche alla contraddizione che nasce con Israele, che è uno stato democratico e laico, ma che per farne parte basta essere ebrei. Io personalmente non ho nessuna intenzione di censurare gli ebrei, ma rivendico il diritto di contestare uno stato che ha usato il terrorismo come mezzo di lotta e compie azioni che spesso creano quelli che cinicamente vengono chiamati "danni collaterali" ovvero la morte di civili, donne e bambini. Certo che i palestinesi hanno usato ed usano modalità altrettanto (se non di più) inaccettabili, ma questo non esime Israele, prorio perchè si dichiara uno stato democratico, a non usare mezzi chiaramente destinati non alla propria difesa ma al colpire indiscriminatamente gli altri. Le cluster bomb sganciate nell'ultima invasione del Libano, negli ultimi giorni del conflitto, mentre si trattava per la fine, avevano come unico scopo quello di lasciare un avvelenato ricordo destinato non a colpire i militari, ma la popolazione civile.
Forse se Israele provasse sul serio a fare la pace, magari si potrebbe arrivare ad una soluzione.

Massimo