IL LIBRO DEL MESE DI FEBBRAIO 2008




"Chesil beach"


di Ian McEwan.
Einaudi/Supercoralli pp.144 - euro 15,50.



Recensione a cura di Domenico CENA.



“Ecco come il corso di tutta una vita può dipendere… dal non fare qualcosa”. E’ una delle frasi conclusive di Chesil Beach, l’ultimo, breve romanzo di I. Mc Ewan, uscito in Italia alla fine dello scorso anno. Tra l’altro, proprio per la brevità, il prezzo del libro sembra un po’ eccessivo, ma si può sempre trovare in biblioteca.Mc Ewan è un autore affermato e ogni suo nuovo romanzo (questo è il decimo) è atteso con impazienza dai numerosi e affezionati lettori. Il suo stile di scrittura rappresenta una macchina ormai perfettamente collaudata, è inconfondibile e inimitabile e lo si ritrova pienamente anche in quest’ultimo lavoro, così come nelle sue opere migliori, a cominciare da Lettera a Berlino, che per molti rimane il suo capolavoro. E forse sta proprio qui uno dei difetti di quest’ultimo romanzo, che cioè ripropone una struttura e uno stile ormai noti, senza grandi novità.Lo stile è sintetico e minuzioso, distaccato, freddo e quasi astratto, e nello stesso tempo esprime una partecipazione dolente e affettuosa alla sfortunata vicenda dei due protagonisti. La struttura è quella tipica di Mc Ewan, per certi versi cinematografica: concentrata nel tempo (qui tutto si svolge in una sola notte) e nello spazio (una camera d’albergo e una spiaggia, Chesil Beach, appunto). Di solito i romanzi di Mc Ewan propongono un avvio folgorante, pochi secondi sezionati con un bisturi chirurgico (memorabile, ad esempio, la scena iniziale de L’amore Fatale, con l’incidente della mongolfiera) pochi secondi in grado di trasformare una vita intera e di cui le vicende successive saranno la necessaria e fatale conseguenza. Qui, invece, assistiamo in flashback a una lenta e precisa ricostruzione degli avvenimenti che hanno portato fin lì i due protagonisti e la scena madre si verifica alla fine, sulla spiaggia.La vicenda si svolge nel luglio del 1962, Florence ed Edward si sono appena sposati e si apprestano, non senza una certa ansia, ad affrontare la loro prima notte di nozze. Sembra impossibile con il ’68 alle porte, ma, nonostante abbiano 22 anni, sono del tutto inesperti in materia sessuale. Sono, cioè, il frutto di una situazione in cui certi argomenti non si possono ancora affrontare, la società li considera tabù e il pudore personale fa sì che vengano vissuti con disagio e senza trovare le parole giuste. Si tratta di un disastro annunciato, i due ragazzi sono le vittime innocenti di una società repressiva.Non mancano neppure, come nei grandi romanzi classici, le disparità sociali. Lei è di famiglia ricca, con alle spalle una consolidata tradizione anche culturale, lui è un giovane rampante, proviene da una famiglia povera, ma si è formato una propria cultura ed è pienamente cosciente del proprio valore e delle proprie capacità. Tuttavia, non sono dei predestinati al fallimento, l’autore concede loro una possibilità. Secondo Mc Ewan la grande storia condiziona la microstoria personale, ma nello stesso tempo ognuno ha l’opportunità, almeno per un momento, di cambiare la propria esistenza e, per certi versi, anche quella degli altri. E se non ci riesce, ne porterà le conseguenze per tutta la vita. E’ soltanto un attimo, ma non si può, non si dovrebbe perderlo, perché non si ripresenterà mai più.

Nessun commento: