Durante la trasmissione il segretario PD spiegava alla
presentatrice, con solito sorriso da tv e look informale, la sua proposta di
riforma delle istituzioni parlamentari: “non elimino il Senato, ma i senatori
che non è poca cosa….eh?!”. Dichiarazione seguita da sguardo “piacioso” e
sornione di chi spera di sfondare il video e raggiungere nuovi impossibili
frontiere del gradimento e degli indici d’ascolto. Un’affermazione confezionata ad uso del qualunquismo dominante e
forse frutto di un caos mentale maturato nell’esclusivo proposito di prendere
consenso, anche a costo di sacrificare la già moribonda democrazia italiana.
Proposte da stregoni apprendisti impegnati, disperatamente, a raccattare
approvazioni senza meditare a fondo sulle conseguenze dei propri atti. Parole
che mi hanno fatto venire un brivido di disgusto ed immediatamente cercare un
altro canale idoneo al gettarmi nell’oblio totale.
La Costituzione è nata all’indomani della guerra, della dittatura,
tramite una sintesi tra ideologie diverse in cui è stato garantito,
sostanzialmente, il bene comune e la struttura parlamentare democratica e
garantista verso i cittadini. Le due Camere, il metodo di formazione delle leggi
ed anche il sostegno economico ai partiti (poi ingigantito e diventato spesso
unico motivo per cui fare politica) sono frutto di un confronto serrato tra le
varie componenti elette al Parlamento, tra politici che hanno patito galera e
sofferenza negli anni del fascismo: persone che si sono posti il problema di
evitare alle generazioni future quanto accaduto alla loro. La Carta fondamentale
è stata elaborata da intellettuali poco “piaciosi”, senza sguardi buca audience,
ma pieni del carisma di chi è riconosciuto come statista e non semplice
anchorman. Oggi ogni deputato, ogni segretario, si sente capace e nel giusto
quando propone modifiche all’assetto istituzionale del Paese. Presunte riforme
affrontate con superficialità, in assenza di approfondimenti e motivazioni, come
ad esempio il piano job renziano, che pongano al centro l’interesse per lo
Stato. Proposte rivelatesi quasi sempre
demenziali alla prima attuazione pratica, come ci ricorda l’esercito dei
disoccupati e degli esodati targato Fornero.
Renzi temo sia il degno figlio di questi tempi: sorriso accattivante ed
assoluta approssimazione negli argomenti di cui parla. Insomma l’apparire anche
a scapito della già sin troppo vilipesa democrazia repubblicana. Cercare
consenso a tutti i costi con formule facili e leggere da digerire. Così muore la
Repubblica e nasce la dittatura: davanti al sorriso sornione di un leader che
ama le telecamere.
Juri Bossuto
P. s. ma tutte le sue perplessità sul Tav in che angolo del sorriso
giacciono silenziosamente dopo la sua elezione a leader del PD?
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