Parole che fanno sperare le tute blu
della Fiat, che convincono Fim e Uilm, ma lasciano perplessa la Fiom:
«Da Marchionne solo fabbriche fantasma», sintetizza
efficacemente i suoi dubbi il segretario Maurizio Landini,
riferendosi a un brano dell’intervista in cui l’ad Fiat spiega che in
«capannoni fantasma, mimetizzati in giro per l’Italia, squadre di
uomini nostri stanno preparando i nuovi modelli Alfa Romeo che
annunceremo ad aprile». Tutto si può dire insomma, tranne che
Marchionne non sia uno dalle mille sorprese.
No dunque alla vendita dell’Alfa Romeo
ai tedeschi, dopo anni di corteggiamento: «Se la possono sognare».
E anzi «l’Alfa è centrale nella nostra nuova strategia», assicura
Marchionne. «Ma come la Jeep è venduta in tutto il mondo ma
è americana fino al midollo – riprende – così il dna dell’Alfa
dev’essere autenticamente tutto italiano, sempre, non potrà mai
diventare americano. Basta anche coi motori Fiat nell’Alfa Romeo.
Così come sarebbe stato un errore produrre il suv Maserati a Detroit:
e infatti resterà a casa».
Quale dunque il futuro della Fiat, dei marchi e stabilimenti? «Fiat andrà nella parte alta del mass market
, con le famiglie Panda e Cinquecento, e uscirà dal segmento basso
e intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato
italiano, nella linea Y», spiega Marchionne.
Ed ecco il quadro degli
stabilimenti, del loro futuro produttivo, così come delineato
dallo stesso Marchionne. Tenendo conto che un piano industriale più
dettagliato, quello nuovo a quattro anni esatti dal «Fabbrica
Italia» dell’aprile 2010 (e con una crisi incredibile in mezzo),
verrà presentato appunto in aprile. «Nel polo Mirafiori-Grugliasco si
faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos’altro che non le
dico – spiega il super manager – A Melfi la 500 X e la piccola Jeep,
a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino,
che strutturalmente e per capacità produttiva è lo stabilimento
più adatto al rilancio Alfa Romeo. Mi impegno: quando il piano sarà
a regime la rete industriale italiana sarà piena, naturalmente
mercato permettendo».
Quindi la promessa di saturare tutti
gli impianti, anticipando che le risorse verranno da un «prestito
convertendo» concesso dalle banche, ma senza rivelare le cifre.
Poi il nodo delle sedi: in Borsa,
è probabile che New York diventi la piazza principale, e Milano
secondaria («Non c’è dubbio che il mercato più fluido è quello
americano, New York»). Mentre come sede operativa centrale,
l’Olanda potrebbe sostituire Torino, più che altro per motivi fiscali.
«È una questione che ha un valore puramente simbolico, emotivo –
cerca di rassicurare Marchionne – La sede di Cnh Industrial si
è spostata in Olanda, ma la produzione che era qui è rimasta qui».
Un «film già visto», commenta Landini.
Con «fabbriche fantasma», perché «non possiamo diventare la
repubblica delle banane dove si impara quello che fanno le fabbriche
dalle interviste sui giornali». Alla domanda se si fida delle
promesse di Marchionne sul rientro degli operai in fabbrica e sul
rilancio dell’Alfa Romeo, il segretario Fiom risponde che il manager
«ne ha dette tante».
Landini ha poi aggiunto che
all’incontro di due giorni fa a Torino, «la Fiat ha dichiarato che non
vuole discutere con nessuno il piano industriale, né con il governo
né con i sindacati». «Negli Usa Marchionne non ha fatto interviste,
ma accordi con Obama e i sindacati: ha detto quanto ci metteva, come
faceva a ridare indietro i soldi, quali modelli faceva e quali
tecnologie utilizzava». In Italia, invece, «siamo agli
stabilimenti fantasma mentre a Termini Imerese occupano
l’autostrada perché chiudono; chiudono l’Irisbus e mettono
i lavoratori in cig. Dire che si rientra tutti in base al mercato,
so già come va a finire, è un film già visto».
Antonio Sciotto.
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