Il vestito nuovo di Giorgio Airaudo...

Giorgio Airaudo, direttamente passato, mesi or sono, dalla segreteria nazionale della Fiom alle file di Sel e da lì, fulmineamente, al parlamento, ha affidato a Repubblica un’intervista che muove dall’importante sentenza con la quale la Consulta mette definitivamente alle corde le pratiche discriminatorie e vilmente ricattatorie messe in atto dalla Fiat di Sergio Marchionne e John Elkann per privare i lavoratori iscritti alla Fiom di tutti i fondamentali diritti, individuali e collettivi, sindacali e legali.
Airaudo descrive con precisione tutte le frottole, tutte le millanterie, tutti gli inganni usati dalla casa torinese per contrabbandare impegni di investimento mai tradotti in realtà; denuncia la proterva persecuzione inflitta ai lavoratori per impedire loro l’esercizio dell’elementare diritto di coalizione; stigmatizza la strategia aziendale che ha perseguito la sistematica divisione dei sindacati al fine di premiare quelli più supinamente arrendevoli; rivendica la necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale che riconosca ai lavoratori il diritto di legittimare, attraverso il voto, gli accordi sindacali; biasima la colpevole latitanza della politica.
Airaudo dice tutto questo, puntualmente. Poi però, inopinatamente, aggiunge che, in un siffatto quadro, “gli estremismi – occhio al plurale!, ndr – hanno fatto solo danni”.
Al cronista di Repubblica non sfugge la chiosa, vuole capirne di più, e chiede al suo interlocutore di venire in chiaro e spiegare “quali siano stati gli estremismi della Fiom”. Ed ecco la risposta, un velenoso capolavoro di ipocrisia, forse il vero senso di un’intervista altrimenti scontata: “Io ho scelto una parte e mantengo quella coerenza. Per cui tendo a sottovalutare gli estremismi della mia parte. Ma ci sono stati”.
Ottimo, Airaudo. Ora fai un passo avanti e dissolvi il dubbio amletico che ci assale. Raccontaceli questi estremismi di cui si è reso colpevole il tuo ex-sindacato. Vorremmo saperlo, e insieme a noi, con ogni probabilità, anche quei lavoratori e quelle lavoratrici che in questa tremenda stagione hanno subito una spoliazione di diritti, di dignità, di reddito senza precedenti nella storia della Repubblica post-fascista.
Dino Greco.

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