Una mannaia sul dissenso...

EVVIVA LA LIBERTA’ DI OPINIONE,

MA GALERA PER CHI SI SPINGE TROPPO NELLA SUA ATTUAZIONE.
 
Da qualche tempo ho l’impressione che una mannaia si stia preparando a calarsi su ogni dissenso. In questi ultimi giorni la sensazione è andata aumentando sino a trasformarsi in certezza assoluta.
 Non voglio entrare qui in considerazioni sulla modalità in cui si sta avviando parte della lotta No Tav, lo stesso movimento esprime posizioni a riguardo che mi sembrano ad ampio spettro, mi limito quindi solo ad esprimere dispiacere nell’assistere alla solita guerra tra “poveri”. Sulle barricate da una parte chi “non ne può più” e dall’altra lavoratori (sia in divisa che operai) esposti all’impossibile per una manciata di Euro (a fronte delle vagonate di milioni che qualcuno si appresta ad incassare per il Tav). Una situazione che per le forze dell’ordine mi ricorda la famosa guardia al bidone di benzina della retorica bellica fascista.
Mi soffermo invece, brevemente, sulle misure che le Istituzioni sembrano voler prendere ogni qualvolta la piazza esprima il suo più o meno marcato dissenso. In due giorni, due decisioni che fanno inorridire la Costituzione democratica.
 
La prima riguarda la decisione di perseguire penalmente chiunque abbia manifestato, sul web, considerazioni politiche “forti” sul Presidente Napolitano, durante i giorni della sua rielezione alla massima carica statale. La prima vittima pare sia il sito di Grillo per poi arrivare anche a facebook ed ai suoi “irriverenti” post. La stretta sul web periodicamente viene annunciata quale imminente e non si contano più le proposte di legge per attuarla.   
 
Qualche giorno addietro la censura è stata auspicata anche dalla Presidente Boldrini, in seguito all’attacco subito, di pessimo gusto a dir poco, ed ideato in rete da un giornalista vicino all’estrema destra. Rare, al contrario, le difese alla libera espressione in questi ultimi tempi, tra cui è spiccata quella del mancato Presidente della Repubblica Rodotà: evidentemente affiancare al proprio nome il termine “Presidente” non fa sempre bene ai propri originari concetti di partecipazione.
In chiusura l’accusa, formulata dalla Procura di Torino, di tentato omicidio contro gli ignoti che hanno dato il recente assalto al cantiere di Chiomonte. A Torino siamo da tempo tristemente abituati a veder contestato il reato di saccheggio e devastazione contro coloro che agitano le manifestazioni di piazza, ma il tentato omicidio semina a dir poco vivo stupore.
Lo stupore aumenta però se penso che la Legge dovrebbe essere uguale per tutti. Il mio pensiero muove alle azioni di un partito, di governo, che per anni ha proclamato la secessione dell’unità nazionale e l’uso delle armi per imporla. Non solo quel partito è stato tenuto immune da ogni conseguenza, ma addirittura alcuni suoi esponenti sono diventati ministri dello Stato che volevano smembrare, ricoprendo addirittura i dicasteri Giustizia ed Interni. Due ruoli impossibili per i quadri del vecchio P.C.I., catalogati quali eversivi, ma più che accessibili alla Lega Nord, la quale vorrebbe “solo” riportare l’Italia agli stati pre unitari.
 
Per essere più sicuri il Parlamento ha cancellato dal codice penale il reato di “Attentato all’unità nazionale” punibile, se ricordo bene, con l’ergastolo. Forse la distrazione della procura subalpina sui misfatti clientelari di parte della politica torinese (non tutta, ma una bella fetta), è dovuta al prevedere in futuro una cancellazione dei reati di peculato e falso ideologico, oppure di appropriazione indebita. Chissà.
Ora divulgo questo mio scritto intriso di preoccupazione in merito al restringersi della libertà di opinione, conscio del fatto che l’art. 21 della Costituzione mi tutelerà. Il fatto che abbia in tasca un biglietto aereo per il Messico assicuro sia casuale.
 
Juri Bossuto
 
 
 
 

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