SETA... a che punto siamo?

CHIVASSO - La gara per la vendita del 49 % delle azioni di seta si è chiusa, e siamo in attesa di sapere se l’unica offerta arrivata sarà ritenuta adeguata al conferimento del bando. Dalle poche notizie di stampa possiamo però fare una prima riflessione sulla vicenda.
Da quello che si è saputo l’offerta pervenuta ha come capofila Pianeta, un’azienda che è in capo, attraverso alcuni passaggi proprietari, al Comune di Settimo.
Da questo quadro partono le nostre riflessioni. In particolare si nota la singolarità di un bando che doveva portare un socio privato all’interno di SETA e che invece alla fine è una controllata pubblica. Insomma se le cose non funzioneranno, sarà ancora il pubblico a prendersi i costi e a dover pagare i buchi di bilancio.
Vi è poi un paradosso: in questa situazione si sta vendendo ad un’azienda che fa capo al socio di maggioranza di SETA il 49% delle azioni. Come sarà possibile poi che il resto dell’azionariato pubblico possa controllare il socio di minoranza o le scelte del socio di maggioranza? Come sarà possibile un’attenta analisi della serietà dell’offerta e della validità del piano industriale se tra il 49% di Pianeta e la quota del comune di Settimo ci sarà una maggioranza schiacciante, sia in assemblea che nel Cda? Tutto questo è, prima ancora che legale, eticamente condivisibile?
E’ poi notizia di questi giorni che Pianeta ha rilevanti problemi economici, come pubblicato su La Stampa, con un debito di 4 milioni di euro con la Gdf Suez, società che gestisce la centrale di Leinì ed eroga il servizio di teleriscaldamento. Se non pagherà gli arretrati, l’azienda privata smetterà di riscaldare le case dei settimesi. Pianeta stessa nel 2010 aveva bilanci in rosso per 40 milioni di euro. Dove ha trovato la liquidità necessaria all’offerta per il Bando SETA? E che garanzie di affidabilità offre?
Francamente la situazione ci sembra insostenibile. Se Settimo riesce ad avere i controllo totale di SETA, pensiamo che sia necessario la fuoriuscita da quest’azienda, vista l’impossibilità di poter determinare scelte e di controllare i piani industriali. Non vorremmo ritrovaci tra poco tempo a subire nuovi crolli dovuti all’incapacità, ampiamente dimostrata in questi anni, di gestione di questa azienda da parte della cordata che sta cercando di mantenerne il controllo, amplificandolo.
Meglio uscire da questo buco nero, lasciandolo a chi a questa situazione l’ha condotto e cercare altre soluzioni, in zone vicine ed omogenee al nostro territorio.
Ma subito, il prima possibile. In queste complicate storie, ultimamente appare sempre più spesso, la magistratura. E non vorremmo essere stati corresponsabili, sia pure con un’assenza, di eventuali responsabilità giudiziarie.

Massimo Zesi - Rifondazione Comunista - Chivasso.

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