Piemonte, delusione a chilometraggio illimitato...

Gli sprechi della Giunta Cota sorprendono e scandalizzano. Perché gli italiani scoprono che il Paese è tutto uguale.
Paolo Conte cantava: «Diavolo Rosso, dimentica la strada/vieni qui con noi a bere un’aranciata». Pensando al mitico ciclista astigiano Giovanni Gerbi, campione tetragono alle tentazioni, anche se durante il Giro nel 1920 fu squalificato perché si fece trainare per un tratto da un sidecar. La sua bicicletta non aveva il contachilometri, a differenza dell’auto del Diavolo Azzurro (in quanto ex Pdl) Roberto Boniperti, il consigliere regionale piemontese che ha accumulato nel solo mese di agosto 2012 quasi 6 mila euro di rimborsi per «missioni» consistenti in bicchierate in questa o quella sagra paesana nelle lande subalpine.
IL CONTACHILOMETRI E L'AUTOCERTIFICAZIONE. Se lo chansonnier di Asti avesse chiesto a Boniperti di dimenticare un attimo la strada per bere un’aranciata, lui avrebbe accettato senza problemi: tanto c’era il contachilometri dell’auto a ricordare la distanza coperta, da autocertificare e farsi rimborsare fino all’ultimo centimetro.
Causale: «presenza ufficiale alla sagra dell’Aranciata di Asti».
FAME ATAVICA DI POLTRONE. Del resto il problema dei diavoli multicolori (ce ne sono di rossi, azzurri e verdi) che fanno il giro del Piemonte con i soldi dei contribuenti non sembra essere la sete, ma la fame. Una fame atavica e divorante di soldi e di poltrone che archivia definitivamente il mito del Piemonte ruvido, sobrio e perbene, celebrato dal compianto Giorgio Bocca e disintegrato dalle bocche fameliche e familiste dei politici alla Boniperti.
Per il resto d’Italia è un brutto colpo. Che a Roma e nel Lazio i politici siano corrotti non sorprende nessuno, succede fin dai tempi di Cesare e Pompeo; e la notizia dell’allargamento dell’inchiesta sull’abuso dei fondi pubblici alla Regione Campania ci indigna solo perché verificare la presenza di politici corrotti in quella regione sembra una perdita di tempo, un po’ come verificare la presenza dei canguri in Australia.
Da Tangentopoli in avanti nessuno ha messo più la mano sul fuoco sull’integrità dei politici milanesi, di qualunque orientamento, e i casi Penati e Formigoni ci dicono che l’unica vera Grosse Koalition possibile in Italia è quella all’insegna della Grosse Korruption.
UNA LENTA E INESORABILE PRESA DI COSCIENZA. In Emilia Romagna stiamo faticosamente elaborando l’inesorabile inabissarsi nella melma della nostra leggendaria regione onesta ed efficiente: dal Cinziagate alle interviste comprate, abbiamo scoperto che la virtù degli amministratori locali era come la stabilità del territorio, il risultato di un precario equilibrio di faglie.
Sulla cartina d’Italia le bandiere marroni avanzano inesorabilmente, dalla Basilicata alla Sardegna, dalla Liguria al Veneto; il malcostume ha abbeverato i suoi puzzolenti cavalli non solo in piazza San Pietro, ma nelle fontane di mezzo Paese.
LA EX PIAZZA DI ADRIANO ZAMPINI. A cominciare proprio da quelle di Torino, dove fra gli Anni 70 e i primi 80 operava Adriano Zampini, il faccendiere che ungeva svariate ruote di centrosinistra in Regione per propiziare gli affari di altrettanti imprenditori, una specie di proto Mario Chiesa.
E come dimenticare l’onorevole socialdemocratico Franco Nicolazzi, che fece della sua Gattico una piccola Versailles prima di cadere travolto dallo scandalo delle «carceri d’oro»?Le uniche note stonate? Al massimo Briatore e Santanché.
Eppure, nonostante tutto, a molti italiani piaceva pensare al Piemonte come a un'oasi di pubblica moralità vecchio stampo, e i peggiori esempi di degenerazione che venivano in mente erano i cuneesi bling-bling Briatore e Santanché, invischiati in frodi fiscali e master fasulli, robetta un po’ più di classe dei rimborsi a gogo e dei giri elettorali pagati con il pubblico denaro.
«Contro luce tutto il tempo se ne va», canta l’avvocato-cantautore al suo Diavolo rosso. E se n’è andato da un pezzo il Piemonte tutto d’un pezzo, quello con le «dentate scintillanti vette» che piaceva a Giosuè Carducci. Adesso di dentato ci sono solo le mascelle dei consiglieri regionali come Roberto Lupi e «Diavolo azzurro» Boniperti, e tutti gli altri della Giunta Cota che nel solo 2011 hanno percorso quasi 257 mila chilometri senza uscire dal Piemonte, per un rimborso complessivo di 600 mila euro. Aranciate escluse. Ma quelle, nel caso, le offriva Paolo Conte.
Lia CELI per lettera43.it

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