Il
Parlamento europeo ha approvato un rapporto sulle linee guida del prossimo
programma ambientale UE. Prevede il divieto di incenerimento dei rifiuti a
vantaggio del riciclaggio. La relazione “sulla revisione del
sesto programma d'azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità
per il settimo programma”,votata a stragrande maggioranza, invita la Commissione ( l’organo esecutivo europeo) a
seguire la linea indicata per salvaguardare l'ambiente e chiudere una volta per tutte con
pratiche obsolete e pericolose come l'incenerimento dei rifiuti”.
Nel nostro Paese 15 milioni
di tonnellate di rifiuti (su un totale di 32) finiscono ancora in discarica senza nessun trattamento, 4,6 mil
di ton sono inceneriti in 50 impianti ( circa 100 linee ) di diversa età,
taglia, tecnologia. In realtà meno di un terzo di RSU e assimilati prodotti
vengono realmente differenziati, recuperati
e, si spera, riutilizzati secondo
il loro ruolo potenziale di materie prime seconde.
Secondo il recente decreto
del governo ispirato dal ministro dell'Ambiente Clini (che persegue da
anni questo obiettivo) si aumenterà l’incenerimento utilizzando “combustibili
solidi secondari” (cioè rifiuti, in teoria preselezionati) nei forni degli impianti che producono
cemento. Da molti punti di vista ( tecnologie, temperature, abbattimento
scorie, controlli ) un salto indietro e nel buio; un medioevo tecnologico oltre
che un favore non da poco all’AITEC e alle poche aziende che controllano il settore ( le
solite Cementir, Italcementi, Buzzi Unicem…).L’Italia resta il paese europeo
con la maggiore produzione di cemento ma l’AITEC lamenta le eccessive
limitazioni all’uso dei propri impianti, concepiti per fare altro, per bruciare
rifiuti.
Dal punto di vista della termodinamica e dei bilanci di materia e di energia, l’incenerimento dei rifiuti urbani e degli assimilabili è il massimo dell’irrazionalità. Materiali provenienti dalla cellulosa, alberi secolari o coltivati come i pioppi, tagliati, trasportati a volte illegalmente e per migliaia di km, e lavorati per produrre carte e cartoni, mobili, materiali misti e molto altro, vengono alla fine buttati e bruciati. Se ne ricava un po’ di energia elettrica, invece di rimettere in ciclo cellulosa e truciolato di legno. Il vetro, ottenuto per estrazione da rocce e sabbie contenenti silicati, sali di boro e fosfati, depurati, portati a fusione ad alte temperature ed a raffreddamento non cristallino, può essere usato per recipienti e bottiglie riempite una volta sola per un po’ di latte, di acqua zuccherata, di olio e poi buttate in discariche o inceneritori; fra l’altro con potere calorifero pressocchè nullo. Altri materiali, in genere metalli, anche rari e preziosi, estratti mediante escavazioni in lontani paesi asiatici o africani, dopo un lungo processo di lavorazione ci forniscono i contenitori usa e getta per la nostra coca-cola, per la splendida carrozzeria della nostra 500, e per migliaia di prodotti diversi per i quali non è previsto, nella loro ideazione, il riutilizzo in nessuna forma. Non ci soffermiamo sulle plastiche da petrolio perché è forse la questione più nota. Basti dire che una nuova geografia nel pianeta di isole e isolotti si sta affermando per l’accumulo di plastiche negli oceani.
Dal punto di vista della termodinamica e dei bilanci di materia e di energia, l’incenerimento dei rifiuti urbani e degli assimilabili è il massimo dell’irrazionalità. Materiali provenienti dalla cellulosa, alberi secolari o coltivati come i pioppi, tagliati, trasportati a volte illegalmente e per migliaia di km, e lavorati per produrre carte e cartoni, mobili, materiali misti e molto altro, vengono alla fine buttati e bruciati. Se ne ricava un po’ di energia elettrica, invece di rimettere in ciclo cellulosa e truciolato di legno. Il vetro, ottenuto per estrazione da rocce e sabbie contenenti silicati, sali di boro e fosfati, depurati, portati a fusione ad alte temperature ed a raffreddamento non cristallino, può essere usato per recipienti e bottiglie riempite una volta sola per un po’ di latte, di acqua zuccherata, di olio e poi buttate in discariche o inceneritori; fra l’altro con potere calorifero pressocchè nullo. Altri materiali, in genere metalli, anche rari e preziosi, estratti mediante escavazioni in lontani paesi asiatici o africani, dopo un lungo processo di lavorazione ci forniscono i contenitori usa e getta per la nostra coca-cola, per la splendida carrozzeria della nostra 500, e per migliaia di prodotti diversi per i quali non è previsto, nella loro ideazione, il riutilizzo in nessuna forma. Non ci soffermiamo sulle plastiche da petrolio perché è forse la questione più nota. Basti dire che una nuova geografia nel pianeta di isole e isolotti si sta affermando per l’accumulo di plastiche negli oceani.
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