Non
c'è solo la Torino-Lione. Il governo è in procinto di decidere su un
certo numero di grandi opere. L'attenzione mediatica è concentrata sul
tunnel della Val di Susa, ma c'è il forte rischio che anche questi altri
interventi possano rivelarsi, nel complesso, un cattivo affare per il
paese e per gli equilibri di finanza pubblica del prossimo ventennio. È
urgente un ripensamento che porti a scegliere progetti meno costosi, più
rapidamente realizzabili e perciò più utili alla crescita.
Un certo numero di grandi opere,
oltre la Torino-Lione, attende una decisione del governo. L’attenzione
mediatica è concentrata sul tunnel della Val di Susa, ma è forte il
rischio che queste altre opere possano rivelarsi, nel complesso, un
affare non migliore per il paese e per gli equilibri di finanza pubblica
del prossimo ventennio. (1)
Il catalogo (breve) è questo.
Alcune opere sono già state finanziate in parte, altre hanno passato la cruciale soglia dell’approvazione del Cipe.(2)
Vale la pena riflettere sulle maggiori.
Si
tratta del tunnel ferroviario del Brennero, della linea ferroviaria
Milano-Genova (nota come “terzo valico”, essendocene già due, e
sottoutilizzati), la linea alta velocità Milano-Verona, le nuove linee
ferroviarie Napoli-Bari e Palermo-Catania, tecnicamente non ad alta
velocità, ma con costi unitari del tutto paragonabili, e il
miglioramento in asse della linea Salerno-Reggio Calabria (forse la più
sensata). Il costo totale preventivato supera i 27 miliardi di
euro. Va segnalato che i preventivi non hanno avuto una verifica
“terza”, come sarebbe auspicabile, dato l’ovvio e storicamente
verificato incentivo per i promotori dei grandi progetti a sottostimarne
abbondantemente i costi.
Vi
è anche una forte intesa politica “bipartisan” per la nuova linea
Venezia-Trieste, mentre non è chiaro al momento il destino del ponte
sullo stretto di Messina.
Somiglianze.
Quali caratteristiche hanno in comune questi progetti? Sommariamente si può dire così:
-
Non sono stati resi pubblici i piani finanziari: cioè non è noto quanto sarà a carico dei contribuenti e quanto a carico degli utenti. La cosa non sembra irrilevante in un periodo di grande scarsità delle risorse pubbliche.
-
Non sono in generale note analisi costi-benefici comparative delle opere, finalizzate a determinare una scala trasparente di priorità.
-
I finanziamenti non sono “blindati” fino a garantire il termine dell’opera. La normativa recente che consente di realizzarle “per lotti costruttivi”, invece che “per lotti funzionali” (vedi "Grandi opere, un pezzo per volta", e "A volte ritornano, i lotti non funzionali), rende possibili cantieri di durata infinita, come già spesso è accaduto per opere analoghe.
-
Si tratta di opere ferroviarie, ed è noto che la “disponibilità a pagare” degli utenti per la ferrovia è molto bassa, tanto che in generale se si impongono tariffe che prevedano un recupero anche parziale dell’investimento, la domanda, già spesso debole, tende a scomparire integralmente. Questo aspetto, su cui qui non è possibile dilungarsi, rende problematica la scelta, in presenza di risorse scarse.
-
I benefici ambientali del modo ferroviario non sono discutibili. Ma non è così in caso di linee nuove: le emissioni climalteranti “da cantiere” rendono il saldo ambientale molto problematico. (3)
-
Il contenuto occupazionale e anticiclico di tali opere appare modestissimo: si tratta di tecnologie “capital-intensive” (solo il 25 per cento dei costi diretti sono di lavoro), e comunque l’impatto occupazionale è lontano nel tempo, data la durata media di realizzazione. (4)
Progetto per progetto.
Vediamo
ora alcuni aspetti, per quanto frammentari, specifici di alcune di
queste opere. La debolezza del quadro informativo di cui si dispone è un
problema politico in sé: investimenti pubblici di tale portata
dovrebbero essere documentati e comparati in modo trasparente ed
esaustivo.
Sul “terzo valico”
Mauro Moretti, amministratore delegato di Fs, si è espresso più volte
mettendone fortemente in dubbio la priorità, tanto da dover essere
duramente ripreso con una lettera al Sole-24Ore dall’ex-ministro Pietro Lunardi. lavoce.info ha dimostrato l'inconsistenza dell’analisi costi-benefici della linea av Milano-Venezia(vedi "E sulla Milano-Venezia i conti non tornano"),
presentata con notevolissimo eco mediatico e unanime approvazione
politica due anni fa, senza che mai questa dimostrazione sia stata
confutata dagli autori dell’analisi. Per il tunnel del Brennero,
gli austriaci da tempo esprimono perplessità sulle proprie disponibilità
finanziarie. (5) Certo se l’Italia costruisse la propria metà, vi
sarebbero rilevanti problemi funzionali per l’opera, in assenza della
parte austriaca. Una dimostrazione di inconsistenza è stata proposta da lavoce.info anche per l’analisi costi-benefici presentata da Fs per la linea Napoli-Bari (vedi "E sulla linea Napoli-Bari corre la perdita"). Anche in questo caso, nessuna smentita è pervenuta.
Quali
conclusioni trarne? Forse vale la pena di sfatare una posizione più
volte emersa nei dibattiti pubblici, cioè che le infrastrutture generino
nel tempo la domanda che le giustifica: il maggior flop infrastrutturale
di questi anni, la linea di alta velocità Milano-Torino, costata 8
miliardi e con una capacità di 330 treni/giorno, ne porta, dopo tre anni
dall’entrata in servizio, appena venti. Né si può argomentare che
l’avvento del collegamento Torino-Lione ne genererebbe molti di più: le
stime ufficiali (ma quelle del progetto completo, non di quello attuale,
molto più modesto) parlano di meno di venti treni aggiuntivi.
Un mondo migliore.
Purtroppo, la debolezza della domanda ferroviaria (non
dell’offerta, si badi) non è forse il problema maggiore. Che sta nei
cantieri infiniti, consentiti dall’attuale normativa. Per ragioni di
consenso si rischia di avere moltissime opere non finite in tempi
ragionevoli, con costi economici stratosferici. Si pensi all’esempio del
progetto alta velocità, trascinatosi in media per dieci anni invece dei
cinque fisiologici: su un costo complessivo di 32 miliardi, il
costo-opportunità perduto delle risorse pubbliche (usando il valore
standard europeo del saggio sociale di sconto del 3,5 per cento) è stato
di 3,2 miliardi (questo, ignorando gli altri extra-costi, che hanno
reso l’opera non confrontabile con altre simili europee). E l’extra-costo finanziario è ovviamente assai più elevato.
Non
sembra proprio il momento di andare avanti con queste logiche,
evidentemente proprie di un diversa fase politica ed economica, quando è
così urgente rilanciare la crescita del paese.
Ecco,
la crescita. In molti invocano le grandi opere proprio per rilanciare
la crescita. Ammesso che veramente ci sia un nesso forte tra opere
pubbliche e crescita, appare difficile contestare che alla crescita
servano di più opere socialmente utili e dal costo ragionevole che opere
di utilità sociale molto dubbia ed estremamente costose. (6)Altrimenti,
tanto varrebbe scavare buche e riempirle: così, almeno, si eviterebbero
i probabili effetti pro-ciclici di spese ingenti inevitabilmente
prolungate nel tempo. Anche lasciando da parte i paradossi di Keynes,
sarebbe raccomandabile un ripensamento serio finalizzato non
necessariamente a spendere meno (anche se non sarebbe disprezzabile,
visto che di soldi ce ne son pochi), ma a spendere meglio (maggior
utilità sociale di ogni euro speso) e con il traguardo di risultati più
vicini nel tempo, per risolvere inefficienze localizzate che sul
serio limitano la crescita (si pensi ai collegamenti tra i maggiori
porti e interporti e la rete ferroviaria, ai grandi nodi metropolitani
ferroviari e stradali).
Ma
chi avrà il coraggio di dire di no a tanti “sogni nel cassetto” di
politici, banche e costruttori locali, soprattutto in vicinanza di
elezioni? La risposta che affiora subito alla mente è: il governo
tecnico. Speriamo bene.
Note:
(1) L'articolo è stato scritto con la collaborazione di Raffaele Grimaldi.
(2) Si vedano le Gazzette ufficiali del 26.4.2011, 10.6.2011, 9.6.2011, 31.12.2011.
(3) Westin J. e Kågeson P. (2012), “Can high speed rail offset its embedded emissions?”, Transportation Research Part D, 17, 1–7
(4) Vedi de Rus, G. e Inglada, V. (1997), “Cost-benefit analysis of the high-speed train in Spain”, The Annals of Regional Science, 31, 175–188.
(5) Si veda Il Sole-24Ore del 20.3.2012
(6) Vedi
Di Giacinto V., Micucci G., Montanaro P. (2011), “L’impatto
macroeconomico delle infrastrutture: una rassegna della letteratura e
un’analisi empirica per l’Italia”, in Banca d’Italia: Le infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione, realizzazione, 21-56.
Nessun commento:
Posta un commento