25 aprile, libertà e lavoro


Oggi è il 25 aprile, e purtroppo faccio fatica a celebrare la Liberazione. Perchè un paese nel quale si perde il lavoro perchè si lavora non è un paese democratico. 
Mi spiego: io lavoro per una cooperativa che svolge per conto di SETA alcuni servizi di raccolta  differenziata. Lo facciamo da 15 anni e il servizio è nato grazie a due componenti: la bravura dei cittadini e l'impegno dei lavoratori. Queste due componenti hanno costruito, nel corso degli anni, un buon servizio, con il recupero di oltre il 50% dei materiali, media tra le migliori d'Italia.
Ora però c'è un problema: SETA è un anno e mezzo che non ci paga. 
E' un anno e mezzo che noi svolgiamo i nostri servizi senza ricevere i pagamenti per il nostro lavoro. E' un anno e mezzo che la mia cooperativa (come anche le altre) svolge il lavoro, pagano gli stipendi e i fornitori senza ricevere il pagamento delle fatture. 
Adesso siamo arrivati al fondo, siamo arrivati alla non sostenibilità da parte delle nostre ditte di questa situazione. 
Il Primo maggio, festa del lavoro, noi probabilmente smetteremo di lavorare. In mancanza di pagamenti le nostre aziende sospenderanno i servizi e questo significa due cose: noi perdiamo il lavoro e si bloccano le raccolte. 
E lo faremo ammazzati non dai debiti, ma dai crediti.
Negli ultimi tempi abbiamo sentito un mare di promesse e di impegni. Tutti invariabilmente non rispettati. 
E' molto duro lavorare e cercare di dare un servizio "normale" mentre in testa una voce ti dice costantemente "dal Primo Maggio sarai senza stipendio, come mantieni i figli? come paghi il muto? come pagherai bollette e tasse?" 
Approposito, a giugno dovrebbero arrivare le bollette della tassa rifiuti, che se non pagherò il mio comune chiederà ad equitalia di riscuotere. 
Posso chiedere anch'io ad Equitalia di riscuotere le fatture che SETA non ci paga da un anno e mezzo? 
Posso chiede ai cittadini di questo comune di pagarmi direttamente le bollette, fino al recupero del corrispettivo del nostro lavoro? 
Non di un finanziamento finto, non di una tangente a nostra insaputa, ma del NOSTRO LAVORO?
 Non so cosa faremo io e i miei colleghi il 2 maggio, se in questa settimana non succede qualcosa di insperato che ci permetta di contnuare a lavorare. 
Forse ci legheremo in piazza, forse cercheremo una torre (ottagonale) da occupare per farci vedere e sentire. 
Forse qualcuno farà qualche gesto più estremo, che quando ti assale lo sconforto la mente vacilla, ma mi viene da sorridere amaramente quando sento parlare di riforma del lavoro. Quale lavoro si vuole riformare se nemmeno chi lavora ha la garanzia di poter continuare? 
Chiedo, assieme ai miei colleghi una cosa sola, come nel Padre Nostro:  
Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. 
 Noi i nostri li abbiamo sempre onorati. Adesso lo faccia chi deve.

Un operaio

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