Nasce il Comitato locale di appoggio al Referendum regionale sulla caccia...

Referendum caccia: un comitato chivassese per la modifica della legge

  di Annarita Scalvenzo per LOCALPORT.IT 
Ormai è sicuro che il referendum regionale per l’abolizione di alcuni articoli della legge sulla caccia si terrà il 3 giugno con Decreto del Presidente della Giunta Regionale 22 febbraio 2012, n. 6 e per le associazioni ambientaliste, e anche per molti partiti, si tratta di un evento straordinario, rispetto al quale è fondamentale mobilitarsi, anche per formare al più presto un comitato referendario locale.

La riunione costitutiva del comitato referendario chivassese si terrà questa sera, martedì 28, alle 21 al Centro di Documentazione “Paolo Otelli”, in Via Paleologi 2, e all’iniziativa hanno già aderito Pro Natura, Lac, Lav, Lipu, Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Radicali Italiani, Federazione dei Verdi, Insieme per Bresso, Italia dei Valori, Movimento 5 Stelle, Per la Federazione – Sinistra Europea, Sel.

La storia del referendum comincia da lontano, precisamente nel 1987, quando vennero raccolte ben 60 mila firme di cittadini a favore di un referendum regionale sulla caccia. Occorre dire che questa iniziativa è ancora precedente a quella del referendum nazionale sulla caccia promosso dai radicali nel 1990: quel referendum ottenne, a livello nazionale, un quorum di oltre il 43% e in Piemonte superò il 50%. Intanto, i promotori del referendum regionale avevano presentato una denuncia contro la Regione Piemonte che aveva escluso lo svolgimento del referendum stesso, a loro avviso con delle motivazioni non sostenibili.

Dopo 24 anni e nove gradi di giudizio, la Corte d’Appello di Torino ha dato ragione ai promotori, con una sentenza con cui è stato dato il via al referendum richiesto nel 1987. Il 22 febbraio scorso, la Giunta regionale ha indicato finalmente la data del referendum, bocciando così la proposta del comitato e di alcuni altri consiglieri di accorparlo alle elezioni amministrative che si terranno il 6 maggio in alcuni Comuni piemontesi.

«Questa decisione non è neutra – dicono gli organizzatori dei comitati -: consideriamo che, da un lato suona come l’ennesimo ostacolo politico alla realizzazione del referendum a causa della maggiore fatica a raggiungere il quorum, dall’altro si realizza come uno spreco di risorse in tempi di forte crisi».

Nei suoi contenuti, il referendum avanza quattro richieste: la limitazione del numero di specie cacciabili rispetto alla legge vigente nel 1988. Si prevede che ne rimangano soltanto tre: lepre, fagiano e cinghiale. Resta la possibilità di intervenire con abbattimenti di controllo laddove l’eccessiva presenza di fauna selvatica comporti danni alle attività agricole; il divieto di caccia nella giornata di domenica, dovuta alla necessità di salvaguardare la vita dei frequentatori dell’ambiente quali escursionisti, agricoltori, cercatori di funghi, bambini, animali domestici; il divieto di cacciare su di un terreno coperto da neve. Attualmente sono previste numerose eccezioni, ad esempio per la volpe, gli ungulati e la tipica fauna alpina che sono effettuate anche in presenza di innevamento, situazione che rende più facile l’inseguimento attraverso le tracce lasciate dagli animali; la limitazione ai privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie. Nelle ex riserve private di caccia si possono abbattere animali in numero maggiore rispetto al territorio libero, poiché non si applicano i limiti di carniere.

Per informazioni sulla costituzione a livello locale del comitato, è possibile contattare Rossella Montagono al 328.1085857 e Domenico Cena al 347.6294560.

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