Di Ugo Mattei
Manovre sinistre si avvertono sul fronte dell'acqua. In pochi giorni,
in piena continuità di stile berlusconiano, facendosi precedere da un
ballon d'essai dell' authority per la concorrenza, il Presidente del
Consiglio ed il suo sottosegretario si sono presentati in tv per
spiegare agli italiani che portare a casa le liberalizzazioni è il senso
profondo della fase 2. I due esponenti del pensiero unico neoliberista
globale hanno mostrato preoccupazione e rispetto per l'esito
referendario di giugno ma hanno anticipato che, purtroppo, qualcosa va
fatto anche sul fronte dell'acqua. Nella logica del pensiero unico
globale che, invece di dichiarare bancarotta politica ed intellettuale,
insiste tetragono come se la crisi fosse stata determinata dall'eccesso
di regolamentazione piuttosto che dagli eccessi delle liberalizzazioni,
il ragionamento non fa una piega.
Il mercato dell'oro blu e quello per la gestione delle infrastrutture
necessarie per lo sfruttamento dell'acqua è una succulenta occasione di
estrazione di valore dai beni comuni che lascia i costi sociali dove
cadono. Sarebbe un peccato perdere quest'opportunità di fare affari solo
perché non lo vuole il popolo! Del resto quando mai, a livello globale,
dagli Stati Uniti alla Cina, ciò che il popolo vuole in materia di beni
comuni è rilevante? Non è forsa la stessa logica globale di connivenza
fra il privato azionario ed il pubblico "catturato" da questo a spiegare
tutte le follie del nostro modello di sviluppo, dalle grandi opere
inutili fino alla guerra?
Da tempo in Italia ci siamo abituati a governi in delirio di
onnipotenza che inventano leggi, vincoli europei ed emergenze pur di far
la loro parte nel garantire gli affari dei padroni finanziari del
mondo. Ricordate quando Ronchi diceva che era l'Europa ad obbligare la
messa a gara di ogni servizio pubblico, inclusa l'acqua? Tanti miei
maestri del diritto hanno detto che il turbinio di eventi post-primavera
italiana non poteva esser denunciato come un golpe, che Napolitano
aveva solamente curato la nostra democrazia dall'anomalia berlusconiana,
che anzi il Parlamento stava recuperando centralità e che finalmente lo
stile era cambiato.
La fase 2 annunciata sembra adesso ridurre ad anomalia italiana il
senso di una volontà popolare espressa con tanta fatica e lavoro
politico-giuridico nei modi e nelle forme della democrazia diretta di
cui all'art. 75. Forse mi spiegheranno che neppure ora si può gridare al
golpe perché il supremo Colle ed il nuovo stile ci garantiscono... È
molto pericoloso far esprimere il popolo e poi infischiarsene, con
piccoli artifici formali da azzaccagarbugli di provincia e con gran
dispendio di monopolio mediatico e culturale. Il popolo non è
addormentato e non è disposto a farsi dire che, dopo il berlusconismo e
la mobilitazione a difesa dei beni comuni, anche la democrazia non era
che un'anomalia italiana.
Il Manifesto 11 Gennaio 2012
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