La Federmeccanica come la Fiat. Adesso basta, c’è il dovere della chiarezza per tutti...

Mentre tutte le attenzioni sono giustamente rivolte ai drammatici guasti sociali provocati dalla manovra del governo Monti e dalla politica economica della Bce, continua brutale l’attacco al contratto nazionale e ai più elementari diritti dei lavoratori.
Il 1° gennaio la Fiat ha imposto il suo contratto capestro a tutti gli 80 mila dipendenti del gruppo, escludendo la Fiom e tutti i sindacati dissenzienti da ogni rappresentanza sindacale.
Ora, con una letterina dal tono burocratico ma che ha la consistenza di un ordigno esplosivo, la Federmeccanica liquida tutti i diritti di rappresentanza della Fiom in tutte le aziende metalmeccaniche. Secondo l’associazione della Cofnindustria dal 1° gennaio tutti i diritti sindacali previsti per la Fiom e per i suoi rappresentanti nei luoghi di lavoro devono essere cancellati. E’ una decisione inaudita che colpisce il sindacato che rappresenta la grande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici. (...)
E’ un vero e proprio golpe sindacale che distrugge la democrazia e che è spiegabile solo con una volontà di imporre a tutti i lavoratori il modello Pomigliano, cioè un drammatico taglio ai diritti, ai salari, alla dignità stessa delle condizioni di lavoro.
L’ipocrisia della Confindustria è oramai spudorata. Da un lato fa parole di dialogo, dall’altro sostiene l’attacco all’articolo 18 e ora la cancellazione anticostituzionale delle libertà sindacali nelle fabbriche. Tutti devono chiarire, a partire da coloro che un anno e mezzo fa spiegavano che Pomigliano sarebbe stata un’eccezione nel mondo del lavoro.
Cisl e Uil, che appoggiano questo disegno, non possono più essere considerati interlocutori nella lotta per al difesa dei diritti dei lavoratori. E’ il momento della chiarezza e del rigore. Chi sta con la Federmeccanica e l’attacco ai diritti dei lavoratori sta dall’altra parte. Chi sostiene i diritti della Fiom e di tutti i sindacati liberi a essere presenti in fabbrica anche per poter contrastare accordi ingiusti, sta dalla parte giusta. Per questo la Cgil dovrà procedere a un’attenta revisione delle sue politiche. In primo luogo disdettando l’accordo del 28 giugno, che si è rivelato fallimentare e controproducente da ogni punto di vista. Le forze politiche, se vogliono sostenere le libertà dei lavoratori, hanno una sola misura da attuare subito: la cancellazione integrale dell’articolo 8 della manovra Tremonti. Lo stesso vale per il governo, la cui acquiescenza verso le posizioni della Federmeccanica, a questo punto sarebbe totale complicità.
A gennaio tutti i nodi verranno al pettine e non ci sarà più spazio per furberie e giochetti di palazzo, politici e sindacali. Bisogna lottare con tutta la determinazione, con tutta la durezza, con tutta la capacità di reggere nel tempo che saranno necessarie, per sconfiggere il disegno della Fiat, della Confindustria e della Federmeccanica.

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