A proposito delle lettere di De Mori e Fluttero (2)...

Furbissimo il senatore Fluttero. Mentre tutti si scatenano, in pubblico e in privato, a massacrare il povero De Mori, lui gli scrive su “La Nuova Periferia” una lettera da gran signore: lo comprende, gli augura di guarire presto, lo invita a non sentirsi in colpa, perché le colpe sono di altri, e a decidere serenamente se continuare o lasciare la carica. Veramente un gentiluomo, il senatore Fluttero, e anche astuto: con la sua nobile lettera abbandona Matola alla sua parte di cattivo, che infierisce senza pietà sull’avversario sofferente. Però da Fluttero ci saremmo aspettati una frase in più. Da vero uomo di Stato, sollecito del bene comune in tempi di risorse scarse, forse avrebbe dovuto aggiungere: caro avvocato De Mori, per tutto il tempo in cui non eserciterai la funzione di sindaco, non ritirare lo stipendio. Forse te lo puoi permettere. Chi non riesce ad arrivare alla fine del mese sarebbe grato ad entrambi gli “statisti”. Chissà perché Fluttero si è “dimenticato” delle casse del Comune? Chissà perché si è dimenticato che – sani o malati - li paghiamo sempre noi? Non ci dobbiamo stupire. E’ la mentalità della “casta”: loro incassano, noi paghiamo. Per loro è la cosa più naturale del mondo. 
Piero Meaglia.

6 commenti:

Gianni B ha detto...

Leggo spesso e apprezzo sempre gli articoli del signor Meaglia su questo sito e, a volte, anche sul settimanale "pseudo-scandalistico" la Voce, dove i suoi articoli sono gli unici decenti. Questa volta pero' non sono molto d'accordo sull'accanimento anticasta a tutti i costi, si potrebbe dire. Premetto che alle recenti elezioni amministrative ho votato per il movimento dei Grillini, ma francamente arrivare a pensare di non percepire gli emolumenti di legge in caso di malattia, come prospettato dall'autore dell'articolo, mi sembra una esagerazione. Allora gli amministratori pubblici secondo Lei dovrebbero essere una sorta di missionari o di volontari? E se, invece di esercitare una professione ben pagata come l'avvocato, il Sindaco di Chivasso fosse un impiegato oppure un operaio che cosa dovrebbe fare per mantenere la famiglia? Dovrebbe rinunciare agli emolumenti spettanti per Legge solo perchè va di moda sparlare dei politici? Non mi pare cosa giusta mettere nel medesimo calderone gli sprechi della politica romana con il costo della politica in una cittadina come Chivasso.
Con immutata stima.
Gianni B.

Anonimo ha detto...

Ho scritto ciò che ho scritto proprio perché l'Avvocato De Mori esercita una "professione ben pagata", come Lei dice, e non è né operaio né impiegato. Rinunciare allo stipendio, o donarlo, sarebbe stato un atto di sensibilità che gli avrebbe fatto onore. Quanto a Fluttero, l'ho citato ironicamente: non è certo dall'ex inquilino del Movicentro che possiamo aspettarci pensieri e comportamenti da statista.

Anonimo ha detto...

Concordo con Gianni B. la Lettera di Piero è intrisa di una sacrosanta indignazione verso la casta, ma nel caso specifico è andata oltre il ragionevole. Come qualsiasi lavoratore dipendente, anche il Sindaco ha diritto ad essere retribuito in caso di malattia. Oppure questi sn diritti di classe? Lo stato sociale non si voleva universale? Se si è benestanti il principio nn vale? Sembrerebbe un rifiuto classista fuori tempo massimo. Anche perchè mi risulta che il Sindaco di fatto non abbia più esercitato la professione per fronteggiare gli impegni di questi tre mesi.Tanto più che il bilancio comunale non ne trarrebbe un significativo giovamento.La lotta alla casta politica merita più alti obiettivi ed una certa misura altrimenti si rischia di scadere nel populismo o quantomeno di darne l'idea. Con uguale stima.
Andrea D.

Anonimo ha detto...

Caro Andrea, d'accordo, solidariarietà umana al sindaco. Però dubito che torni presto, che stia in malattia pochi giorni. Del resto, egli stesso nella lettera non precisa quanto mancherà. Quindi - per parlarci chiaro - avrei voluto che chi ha scritto la lettera avesse la sensibilità di aggiungere che il sindaco - che è uno dei maggiori avvocati della città - rinuncerà allo stipendio fino al ritorno in servizio(mi risulta anche che nel frattempo non abbia affatto rinunciato alla professione). Ma a questo piccolo dettaglio nessuno - Fluttero, De Mori, e chi ha scritto le lettera, e i dirigenti del PD - hanno pensato. Perché non ci hanno pensato? Non è una domanda da farsi? Però alla festicciola con cena e intrattenimento ai Rolandini hanno pensato. Questi dettagli non rivelano anch'esso la distanza della casta e castina da chi soffre la crisi? Stamattina all'ospedale una signora non aveva i soldi per pagare il ticket di una prestazione ospedaliera e ha rinunciato. Credo che l'avvocato De Mori abbia una assicurazione sulla salute che lo protegge da incidenti del genere. Essere buoni è un conto, farsi prendere in giro è un'altra cosa.
piero meaglia

Anonimo ha detto...

Non si tratta di essere buoni, ma, come diceva qualcuno che ha pagato cari i suoi principi, "restiamo umani"
doc

Anonimo ha detto...

La proposta quale sarebbe: risparmiare quella mensilità (una, due, nn so) di stipendio del sindaco e distribuirla all'entrata dell'ospedale alle persone indigenti (è una provocazione)? Pensiamo di risolvere così i problemi sociali? Se tu pensavi ad un atto politico, questa rinuncia nn è tale perchè non muta lo stato delle cose. Se tu pretendevi un atto simbolico, questo genere di atti sono lasciati alla sensibilità di ogniuno. Probabilmente sarebbe stato pure un "beau geste", addirittura un'abile mossa di comunicazione. Io penso che stigmatizzare la rinuncia allo stipendio (a quanto ammonta?) come sintomo di un odioso privilegio di casta, al di là delle considerazioni sui diritti sociali universali e nn di classe, non dia l'esatta rappresentazione della distanza del ceto politico dalla popolazione e presti il fianco alle accuse di populismo(magari è una mia sensibilià). Per parafrasare una canzone: "non è da questi particolari che si giudica un... " politico.
Andrea D.