Evidentemente il crollo di un sistema Paese viene annunciato da alcuni sintomi quali l’incoerenza, l’informazione deformata, la scomparsa di ogni etica nei più della classe politica, l’impossibilità di una visione sociale a lungo periodo ed il nepotismo clientelare, che pervade ogni piega del pubblico e del privato.
Segnali di una patologia annunciatasi quale inevitabile in Italia, a prescindere da Centro Destra e Centro Sinistra al governo, e che hanno ancora una volta denuncia nel lavoro e nella TAV il segnale del degrado imminente. La Lear “dismette” letteralmente i suoi lavoratori, che si aggiungono ai tanti impegnati a presidiano cancelli chiusi, mentre Pininfarina,Ilmas e decine di altre aziende proseguono nell’opera di abbandono del territorio e della produzione. Un collasso di diritti in capo al lavoro ed alla fattura materiale sembrano dare vita al sogno “dell’Italia da bere”.
L’asso della manica, la Panacea di ogni cosa, rimane il TAV: la promessa di sviluppo e lavoro da qui a 20 anni. Una follia che sembra partorita da un autore di fumetti anziché dal potere politico economico di casa. Gli industriali a novembre metteranno sulle televisioni nazionali il loro spot, modello famiglia del Mulino Bianco, che narrerà una linea ad alta velocità serena e da favola. Intanto il sito del cantiere ferroviario viene dichiarato “di interesse nazionale” e chi lo varca non autorizzato rischia da una fucilata a qualche anno di galera: una serie di contraddizioni sintomo di quanto annunciato.
I lavoratori nel silenzio di ministri (ed assessori vari) attenderanno il miracolo Tav e certa informazione certificherà, trasformandolo in verità, lo spot del TAV tracciato Bianco. Altro sintomo: i telegiornali, compreso il regionale RAI, quando scoppiano gli contri trasmettono a iosa le bandiere della Federazione della Sinistra, ma quando va tutto bene come domenica scorsa se ne guardano bene dal farlo. Un’agonia lunga quella politica italiana, una malattia che uccide la libertà di popolazioni intere nel nome di pochi pasciuti Baroni di potere.
Juri BOSSUTO.
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