DENTE “Io tra di noi” Stupire, ancora. Un obiettivo difficile da raggiungere per chi sta per sfornare pezzi inediti in un disco che è già candidato a “disco del 2011”, ancor prima della pubblicazione. Oggi si ritorna in scena, si accendono i riflettori, Dente è tornato. “Io tra di noi” rappresenta la consapevolezza del cantautore fidentino della sua abilità di poeta e musicista contemporaneo, una figura che ha cambiato la scena cantautorale italiana, uno che ha saputo mettersi in gioco nonostante il passato gioioso della musica pop italiana, senza la paura di diventare qualcosa di già sentito. Il bello degli artisti indipendenti italiani è che crescono sotto i tuoi occhi, crescono durante i loro costanti tour. Ed è proprio durante i tour che nascono le riflessioni, i ricordi e le immagini stampate nella mente di Giuseppe Peveri, in arte Dente, raccolti poi in questi trentotto minuti di cantautorato. L’egocentrico cantautore parla, come consuetudine, di sé stesso; così se con “Piccolo destino ridicolo” si arrabbia e mostra tutta la sua insoddisfazione, attraverso le onomatopee di “Saldati” aspetta invece l’esplosione del suo cuore. “Rette parallele” poetica e struggente ricorda quasi la storia dei numeri primi che non si raggiungono e blablabla ma con la solita dolcezza toccante della sua voce («Io sono il lungo inverno e tu la bella estate, siamo rette parallele»). Ed ancora, l’intro “Due volte niente”, un brano semplicissimo, chitarra e voce, va a contrapporsi a quella perla semi-strumentale che era “La presunta santità di Irene”, intro del precedente “L’amore non è bello”. Il nuovo album del cantautore sulla bocca di tutti, Dente, è il risultato di una crescita artistica maturata nel tempo, la trasformazione effettiva della musica cantautorale in musica pop, un po’ vintage, dolce, romantica ed a volte scorretta. Una musica pop che ha, com’è logico che sia, le solite incursioni ironiche alla Giuseppe Peveri. Versi come «più che il destino, è stata l’adsl che vi ha unito» (“Piccolo destino ridicolo”) oppure rivisitazioni moderne di Ungaretti «come a primavera, sugli alberi le foglie» (“Saldati”). Un pop innamorato, dolce e frizzante, un disco che strappa sorrisi anche se parla di una faccia dell’amore che, come si sa, non è bello. La crescita di Dente c’è tutta. Sebbene riscoprirsi e stupire nuovamente dopo una bella prova come “L’amore non è bello” non sia per nulla semplice, senza rivisitazioni assurde ed imprevedibili, il cantautore fidentino ha saputo come infilare questi dodici pezzi in una discografia che ha la fortuna di ospitare già tanti capolavori (ricordate «ma che begli occhi che hai, chissà come mi vedi bene»?). Il nuovo disco di Dente è bello. Ed anche tanto. Segnalazione da http://www.letlovegrow.it |

Il disco del mese...
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