Perchè non ci piace il progetto "Orco beach"...



Il cosiddetto progetto Orcobeach prende il nome dalla zona lungo le rive dell’Orco, a monte della confluenza nel Po, che d’estate è particolarmente affollata di bagnanti.


Probabilmente per sfruttare queste presenze, il progetto prevede, secondo quanto detto dalla Regione Piemonte nel documento relativo alla Valutazione di incidenza: “una struttura ricettiva e di servizio, composta da due corpi
per un’ampiezza di 469,4 mq e una superficie di influenza complessiva pari a 1.791 mq.Poi ci sono gli Impianti sportivi: una piscina, un campo da tennis, 3 campi da calcetto e un percorso golfistico a 3 buche,affiancato da un campo pratica per una superficie complessiva  di 17.670 mq.


L’opera verrebbe a trovarsi all’interno del SIC e ZPS “Confluenza Po-Orco-Malone”, che ospita l’habitat prioritario “foreste alluvionali di ontano nero e frassino maggiore
e in cui sono segnalate numerose specie di uccelli, invertebrati, rettili e pesci. Si tratta di un ambito naturalistico (l’unico di questo tipo nella zona) particolarmente pregiato e assai fragile.


Rispetto a questo progetto, Legambiente e Pro Natura hanno presentato
numerose osservazioni. Una di queste riguarda l’ambito urbanistico e antropico in cui verrebbe ad inserirsi il PEC, sottoposto a un persistente e cospicuo consumo di suolo. Si tratta di un territorio già sconvolto da numerose infrastrutture impattanti, quali l’Alta Velocità, l’autostrada recentemente ampliata, le molte strutture viarie di recente o prossima realizzazione, tutte le opere che sostituiranno i passaggi a livello, la lunetta. In più ci sono i numerosi progetti edilizi, come quello del Mauriziano, quelli in approvazione nella zona est, quelli per la legge 20.


In realtà, il valore ambientale di tutta questa zona è molto elevato, se teniamo conto che viene ad inserirsi nel sistema di aree che fanno parte del progetto “Corona Verde”, che dovrebbe, tra l’altro, collegare le aree verdi della collina torinese con le aste fluviali della pianura e che quindi verrebbe ad assumere una vitale funzione di raccordo tra ambienti naturali di primaria importanza.
Per questo, le due associazioni hanno dapprima bloccato il PEC, avendo constatato che l’autorizzazione dell’Agenzia Interregionale del Po era scaduta. Quando questa è stata rinnovata, hanno presentato un esposto in Procura, in cui rilevano alcune incongruenze del progetto. 
Cedom.

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