Cinque per mille, il balzello dell’alternativa...


Ritengo che si debba svolgere una vera e propria battaglia per la piena realizzazione del meccanismo di prelievo fiscale del 5 per mille. Si tratta infatti di una quota di imposte a cui lo Stato rinuncia per sostenere il mondo del no profit e della ricerca. Ogni contribuente può indicare a chi destinare il proprio 5 per mille trascrivendo il codice fiscale dell’ente cui vuole elargire la propria preferenza nell’apposita casella della dichiarazione dei redditi. Avevamo già visto il vero e proprio furto che Tremonti voleva compiere a danno di questa forma di finanziamento delle Onlus. Il nostro Ministro delle Finanze aveva infatti intenzione di ridurre del 75% tale voce di spesa, per utilizzare quei soldi in altri modi (esercizio che ripropone continuamente).
Grazie alla mobilitazione del composito mondo del terzo settore, quel tentativo è stato sventato. Ciò non toglie che permane un’ingiustizia. Infatti mentre il DDL di Stabilità , ex Legge finanziaria, del 2011 (13 Dicembre 2010, n. 220) confermava sì lo strumento del 5 per mille anche per l’anno fiscale 2010, ma riducendo a 100 milioni le risorse disponibili, il decreto Milleproroghe (n°225 del 29 dicembre 2010) ha rialzato il tetto delle risorse destinate al 5 per mille a 400 milioni. In soldoni questo significa che rispetto al gettito dovuto sul totale delle Entrate, viene in ogni caso posto un limite. Non sappiamo se questo limite corrisponderà alla quota dovuta, sappiamo solo che è pari a quella del 2007. Gli Enti che si sono accreditati stanno solo ora ricevendo le quote dovute relative a quel anno di imposta.
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