Il film di maggio...




“Habemus Papam”
di Nanni Moretti.

Recensione a cura di DOMENICO CENA.

Come succede ogni volta, il nuovo film di Nanni Moretti, Habemus Papam, ha già cominciato a provocare polemiche ancora prima della sua uscita. Questa volta si sono scomodate perfino le alte sfere del Vaticano, perché, come si capisce fin dal titolo, dopo il Berlusconi de “ Il Caimano” Moretti osa affrontare a modo suo, cioè con uno sguardo ironico e irriverente, addirittura l’intoccabile figura papale. E subito c’è stato chi ha detto che quello di Moretti non è un film sul papa.
Il che è vero, ma solo in parte. Perché il film parla di un cardinale che il conclave sceglie inaspettatamente come papa, mettendolo in crisi di fronte al peso delle responsabilità che si trova a dover sopportare. Ma parla anche di molto altro e, naturalmente, parla anzitutto di Nanni Moretti.
Il regista ha detto di aver messo una parte di sé in ognuno dei personaggi principali, ma quello che lo rappresenta di più è chiaramente il dottor Brezzi, lo psicanalista che interpreta egli stesso. Non è la prima volta che Moretti si identifica nella figura di un analista, basta ricordare il padre di “La Stanza del Figlio”, il film forse più controverso del regista e quello meno amato dai morettiani doc. Qui i terapeuti sono addirittura due, lo psicanalista interpretato da Moretti, il più bravo di tutti, chiamato urgentemente a diagnosticare i disagi del neopontefice, e la moglie, che lo ha abbandonato perché non sopportava l’idea di essere la più brava dopo di lui. 
Il dottor Brezzi è un analista sui generis, non si riconosce in nessuna “scuola”, anzi critica la moglie perché è fissata con il “deficit da accudimento”, cosa che richiama le teorie della Klein e dei suoi eredi. E qui siamo a quello che è forse il nucleo concettuale del film, cioè la critica a ogni tipo di organizzazione strutturata, religiosa o laica, che dimentica e nega qualsiasi caratteristica umana, a partire da quella ludica e tollerante, per asservire tutto al potere con le sue ideologie (il neopontefice si lamenta perché da quando è stato eletto papa vede sparire le persone).
Un giudizio, questo, piuttosto duro, anche se espresso con toni sfumati. Nessuno sa niente di questo papa, un illustre sconosciuto di cui non importa nulla a nessuno, né ai fedeli che aspettano trepidanti in Piazza San Pietro l’annuncio dell’elezione, né ai cardinali che lo hanno eletto, ai quali basta vedere una tendina che si muove nelle stanze papali per essere sicuri che tutto va bene. Quando il dottor Brezzi cerca di capire qualcosa dell’uomo, gli viene detto chiaramente che queste sono cose che non lo riguardano, lui deve curare “il papa” e in fretta, per non turbare l’ordine delle cose.
Ma anche il dottor Brezzi – Moretti è prigioniero di se stesso, dell’immagine che si è creata. E’ per questa immagine che è stato invitato e quando cerca in qualche modo di negarla, si ritrova rinchiuso in Vaticano senza possibilità di fuga. Il neopapa, invece, riuscirà ad eludere la ferrea guardia vaticana e a fuggire, mescolandosi tra la gente e provando a riconquistare i suoi sogni giovanili. Nello stesso tempo, il dottor Bezzi, nei cortili dei palazzi papali, organizza un torneo di pallavolo tra i cardinali, provando a sua volta a scardinare dall’interno le categorie e le gerarchie costituite.
Abbastanza chiaro come messaggio, alla faccia di chi considera Moretti un incurabile narcisista.


Nessun commento: