Fermare gli attacchi alla nostra democrazia costituzionale...

La proposta di modifica dell'art. 1 della Costituzione da parte di un deputato dell'attuale maggioranza costituisce la perfetta sintesi dell'attacco frontale e senza esclusione di colpi alle istituzioni della nostra democrazia costituzionale, attacco che si sta sempre più rivelando la ragion d'essere profonda del berlusconismo e dei suoi satelliti. Con un articolo in cui si attribuisce la sovranità assoluta alla maggioranza parlamentare la Costituzione stessa non esisterebbe più, non avrebbe più alcun significato. La costituzione è infatti un insieme di limiti a qualunque maggioranza – limiti che si configurano come diritti civili, politici e sociali attribuiti agli individui e ai cittadini garantiti mediante il complesso sistema della separazione dei poteri e delle istituzioni di controllo e garanzia: senza tutto ciò, una costituzione nel significato moderno del termine semplicemente non esisterebbe più. Esisterebbe solo ciò che i veri liberali hanno sempre temuto: la "tirannia della maggioranza", che oggi prende le forme della democrazia plebiscitaria, del capo che incarna la volo
Se a questa deriva si aggiunge la pessima qualità del ceto politico selezionato attraverso una legge elettorale che il suo stesso autore definì una "porcata" – paragonabile solo alla legge Acerbo (1923) e ben peggiore della "legge truffa" mai entrata in vigore – ,  porcata in quanto sottrae agli elettori il potere di scegliere i loro rappresentanti e in quanto prevede un forte premio di maggioranza per il partito o la coalizione che è semplicemente la minoranza più consistente, allora il quadro si fa ancora più fosco. Sarebbe una tirannia della maggioranza parlamentare cui non corrisponde necessariamente una maggioranza dei suffragi. Cioè la tirannia di una minoranza, di un potere anche formalmente oligarchico.
Sottovalutare queste proposte ritenendole solo provocazioni momentanee, un semplice modo "elettoralistico" di gettare fumo negli occhi, cioè di distogliere l'attenzione dei cittadini dai temi economici (su cui certo il governo ha fallito) in vista delle prossime elezioni amministrative, potrebbe rivelarsi un grave errore da parte dell'opposizione. Qualsiasi modifica della prima parte della Costituzione che non vada nel senso di estendere i diritti fondamentali sarebbe un punto di non ritorno, la definitiva uscita dall'Italia civile e il ritorno in grande stile di un'Italia barbara. Di un'Italia, diciamolo pure, sempre più simile all'Italia fascista che a quella disegnata dalla Costituzione nata dall'antifascismo.
I cittadini hanno nelle prossime settimane due momenti importanti per far sentire la loro voce su tale questione che di tutte le altre è il presupposto:a metà maggio il voto amministrativo, là dove si è chiamati a esprimerlo, e soprattutto la tornata referendaria del 12-13 giugno. Si vota certo per temi specifici, ma si vota anche per dire che Italia vogliamo. Il Direttivo dell'ANPI di Chivasso invita con forza tutti i cittadini a non sottovalutare l'importanza della posta in gioco.
Il Direttivo ANPI Sezione Boris Bradac - Chivasso.

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