Premetto che mi dispiace molto dover essere costretto a polemizzare con il Comitato per il Nodo Ferroviario di Chivasso. Con il Comitato di Chivasso, infatti, abbiamo condiviso molte iniziative negli anni scorsi e in particolare l’opposizione al progetto della lunetta.
Il Comitato però, ora sbaglia nel merito e nel metodo.
Diversamente da quanto scrive, non è affatto vero che le ferrovie abbiano fatto “prevalere la richiesta dell’Associazione dei pendolari di Ivrea” invece che quelle della Regione Valle d’Aosta e del Comitato chivassese, che volevano la rottura di carico solo a Chivasso.
Vero è invece, che le ferrovie hanno deciso per la soluzione mista, alcuni cambi a Ivrea e altri a Chivasso, per la ragione che la soluzione doveva essere adottata con urgenza e, con 3 binari a disposizione sia a Ivrea che a Chivasso, l’unica possibile era alternare i cambi nelle due stazioni.
L’Associazione di Ivrea, che crediamo conosca questa linea meglio di chiunque altro visto che se ne occupa dal 1987 (!!!) ha semplicemente approfondito e condiviso questa scelta obbligata, e verificato che altre soluzioni auspicate da altri non facevano i conti con la realtà.
Sempre le ferrovie (RFI e Trenitalia) decideranno probabilmente di investire sulla stazione di Ivrea per permettere di fare le rotture di carico solo a Ivrea in un prossimo futuro.
Anche qui, la LORO decisione è motivata dalla problematicità intrinseca della stazione di Chivasso, dove il traffico dei treni è elevatissimo e va in crisi al minimo problema, come ben sanno i pendolari.
Anche in questo caso, l’Associazione non può non condividere il fatto che il nodo di Chivasso è critico e di conseguenza condividere la scelta delle ferrovie.
Infatti, un conto è fare i “liberi pensatori” in tema di ferrovia, un altro conto essere i rappresentanti dei pendolari, che NON POSSONO PERMETTERSI DI CONTINUARE AD ARRIVARE IN RITARDO SUL POSTO DI LAVORO O A SCUOLA.
Il Comitato di Chivasso paventa, con la rottura di carico a Ivrea, che le “conseguenze saranno la diminuzione dei viaggiatori e il progressivo abbandono della tratta Ivrea-Aosta” .
A parte il fatto che i primi giorni di nuovo esercizio stanno dimostrando che tutta questa enfasi sulle rotture di carico era infondata e la gente sta apprezzando la ritrovata puntualità, quelli del Comitato dimenticano, o non vogliono sapere, che dallo scorso novembre, quando è iniziato il “casino” per i treni diesel da Aosta, centinaia di pendolari hanno già abbandonato il treno. Solo tornando subito ad un servizio più regolare si può sperare di recuperarli.
Il Comitato di Chivasso, inoltre, sostiene che bisognava costruire un binario in più a Chivasso, e non a Ivrea. Ancora una volta dimostra di avere una conoscenza alquanto vaga della linea.
A Ivrea il quarto binario c’è già, è anche elettrificato, ma non è inserito nel sistema di controllo del traffico. C’è anche un quinto binario, quest’ultimo non elettrificato e parimenti non inserito.
Quello che, da indiscrezioni, RFI pare intenzionata a fare non è rendere disponibili uno o entrambi questi binari già esistenti, bensì solo allungare la banchina comune al secondo e terzo binario, in modo da poter ospitare due treni su ciascuno di essi e rendere quindi possibile il cambio treno contemporaneamente per due treni incrocianti.
Noi, invece, sosteniamo che, oltre all’allungamento della banchina, sarebbe opportuno rendere interamente disponibile almeno un quarto binario per i locali Ivrea-Chivasso.
Per poter ospitare a Chivasso non due, bensì un solo treno, nelle scorse settimane (e i lavori sono proseguiti oltre il 6 marzo) RFI ha allungato la banchina del sesto. Tra l’altro questo intervento, necessario ad accogliere i treni da Ivrea, provoca problemi ai pendolari, costretti a fare un lungo tragitto a piedi a causa dello spostamento dell’attraversamento a raso, che altrimenti si troverebbe occupato dal treno.
Certo, a Chivasso si potrebbe allungare il sottopassaggio, e magari di binari farne un settimo. Ma con che tempi? Quando, a causa dei quotidiani ritardi, tutti i pendolari saranno passati all’auto o agli autobus?
Viene il dubbio che al Comitato di Chivasso interessi solo che non si faccia la “lunetta” e veda tutto con quest’ottica. È fin troppo facile contestare la parzialità di questo modo di pensare.
Ormai anche RFI dice pubblicamente che la lunetta di Chivasso non serve e che bisogna usare quei soldi per fare l’elettrificazione della Ivrea-Aosta. La lunetta, quindi, è agonizzante, se non già morta. Le sterili polemiche del Comitato di Chivasso, invece di raggiungere lo scopo prefissato, rischiano piuttosto di fornire appigli ai pochi che ancora la sostengono.
Infine, a proposito del metodo.
L’Associazione Utenti rappresenta oltre 250 pendolari che hanno pagato 5 euro per iscriversi e ha la presunzione di rappresentare le esigenze anche degli altri pendolari, con i quali i nostri iscritti condividono le sofferenze di viaggi e ritardi.
Fa riunioni mensili pubbliche nella quali vengono discussi i problemi e prese le decisioni.
È come un sindacato: è fatto dagli iscritti e funziona con metodi democratici.
Non credo che il Comitato di Chivasso possa dimostrare di rappresentare utenti del treno.
Di certo posso dire che, da persone con le quali si sono fatti pezzi di strada insieme, mi sarei aspettato che, prima di uscire con esternazioni che rasentano la diffamazione, peraltro del tutto gratuita, avessero provato a confrontare le loro idee con le nostre. Magari ci avrebbero convinto che hanno ragione loro e noi torto.
Tra persone per bene, in genere si fa così.
E in ogni caso è meglio che parlarsi dalle colonne dei giornali.
(LETTERA pubblicata sul settimanale "La Voce" 09.03.11.)
Agostino Petruzzelli
presidente della
Associazione Utenti Ferrovia
Chivasso – Ivrea – Aosta
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