CHIVASSO - La raccolta di firme contro la privatizzazione dell’acqua ha avuto successo anche nella nostra città. Non c’erano dubbi: la preoccupazione dei cittadini è grande. Temono che quel “bene comune” che è l’acqua, un tempo proprietà dei Comuni e garantita a prezzi contenuti agli utenti, finisca nelle mani di società private alle quali interessa non il bene della collettività ma il profitto. Il decreto Ronchi del 2009, trasformato in legge nello stesso anno, impone la privatizzazione dei servizi pubblici: esso prevede infatti che la partecipazione pubblica – come quella dei Comuni – che erogano servizi ai cittadini scenda gradualmente al 30% entro il 2015. Se questo provvedimento non sarà fermato il 70% del capitale passerà così a società private mosse dalla ricerca del maggior guadagno. Il che significherà molto probabilmente bollette più alte da pagare.
In tale contesto è interessante raccontare la storia dell’acquedotto di Chivasso. Ce la ricorda il consigliere di minoranza Michele Scinica. Erano i primi anni Novanta ed era in costruzione la linea ferroviaria dell’Alta velocità. La linea doveva passare nella zona in cui si trovavano i pozzi dell’acquedotto che serviva buona parte della città. L’acquedotto doveva quindi venire smantellato. Si trovava nella località Baraggino ed era di proprietà del Comune. In cambio, la CAV.TO.MI (Consorzio Alta Velocità Milano Torino) si era impegnato, sulla base di una convenzione con il Comune, a realizzare nuovi pozzi di induzione a Nord della Frazione Torassi. E i nuovi pozzi sarebbero rimasti di proprietà del Comune. Ma nel novembre del 2002 tutto cambia. Era sindaco Andrea Fluttero, ora senatore PdL (in foto). Con la delibera n. 76 del 28 novembre il consiglio comunale approva una modifica della convenzione. Il nuovo acquedotto dei Torassi non si fa più. Si decide invece di utilizzare i pozzi del Carpo di Montegiove-Pratoregio, gestiti dalla società per azioni SMAT (Società metropolitana acque Torino S.p.A). “Così, invece di venire attinta da un acquedotto di proprietà del Comune - osserva Scinica in consiglio comunale - l’acqua potabile avrebbe dovuto essere acquistata dalla SMAT. Per questo votai contro, mentre il resto della minoranza si astenne”. In quel consiglio, ricorda il consigliere, “chiesi anche se l’acqua sarebbe costata di più, e la risposta dell’Amministrazione fu che effettivamente il costo complessivo sarebbe salito di 50-60 milioni di vecchie lire all’anno”. Perché Fluttero rinunciò a farsi costruire dalla CAVTOMI l’acquedotto dei Torassi? In consiglio l’ex sindaco disse che in quel modo sarebbero stati preservati di terreni agricoli. “Una motivazione che oggi appare incredibile – aggiunge Scinica – se si pensa che Fluttero è stato il grande cementificatore del territorio chivassese, in questa politica seguito fedelmente dal successore Matola”.
Oggi Smat è ancora una società a capitale interamente pubblico. Il maggior proprietario è il Comune di Torino, e le restanti azioni sono dei Comuni serviti dalla società. Ma il decreto Ronchi incombe. Se non sarà fermato dal referendum lanciato del Forum nazionale per l’acqua pubblica, anche SMAT dovrà cedere entro il 2015 il 70% delle azioni ai privati. Pagheremo l’acqua a una società guidata prevalentemente dalla logica privatistica del profitto. Grazie Fluttero! L’ex sindaco fa carriera politica, noi invece pagheremo l’acqua più cara...
PieroBallesio.
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