Il disco di gennaio...

 

SKUNK ANANSIE "Wonderlustre".

Recensione di Alessandro LICCARDO
Deborah Anne Dyer, meglio nota come Skin, è stata una delle più celebri e controverse cantanti degli anni Novanta. Quasi il punto d'incontro tra Patti Smith e Grace Jones, la pantera nera dalla voce inconfondibile e dalla personalità grintosa si è dimostrata un raro animale da palcoscenico e, nei tre album incisi con gli Skunk Anansie ("Paranoid and Sunburnt", "Stoosh" e "Post-Orgasmic Chill") prima dello scioglimento, ha saputo dosare bene inni rock spigolosi e incazzati e ballad convincenti, a tratti malinconiche, ma senza mai eccessi di zucchero. Poi sono arrivate collaborazioni con i Marlene Kuntz ("La canzone che scrivo per te") e con Maxim dei Prodigy ("Carmen Queasy") e due mediocri album solisti: lo sciapo "Fleshwounds" è riuscito ad arrivare in top ten ed è stato anche riproposto con una cover (piuttosto irrilevante) di "Getting Away With It" degli Electronic.
Nel 2009 la band sotterra l'ascia di guerra e promuove un inevitabile greatest hits dalla scaletta scontata, "Smashes And Trashes", che è servito per fare il punto della situazione e a riportare gli Skunk Anansie in tournée. Non mancano all'appello neanche tre brani inediti, divenuti tutti singoli di un certo successo ("Squander", forse il meno riuscito del lotto, fa parte anche della colonna sonora del film "Tutto l'amore del mondo" di Riccardo Grandi, con Nicolas Vaporidis)
e che hanno comunque fatto ben sperare. Un altro punto a favore dei quattro ex-ragazzi londinesi è che, al contrario di altre reunion, questa ripresenta la band al completo nella sua formazione originale.

L'album numero quattro del collettivo, "Wonderlustre", arriva dunque a ben undici anni di distanza dal precedente. Nel frattempo è nata, esplosa e successivamente giunta al declino l'intera scena indie-rock, ma gli Skunk Anansie non sembrano voler perdere la propria identità e cercano di riprendere il discorso da dov'era stato interrotto, anche se talvolta inciampano ugualmente in emulazioni di questo o quel sound in voga. Le dodici nuove canzoni sono ben prodotte - e ci mancherebbe altro: in cabina di regia ci sono Jeremy Wheatley (già al lavoro con gli Hot Chip e i Depeche Mode), Chris Sheldon (collaboratore di Foo Fighters, Radiohead e Pixies) e Cenzo Townshend - ma spesso risultano in bilico tra velleità rock e un pop da classifica prevedibile e di maniera. C'è poca freschezza, gli angoli sono stati tutti smussati. I fan della prima ora sono avvisati: non troveranno alcuna "Selling Jesus" qui, e men che meno un'altra "On My Hotel TV".

Il disco parte bene con "God Loves Only You" e soprattutto con la successiva "My Ugly Boy", intelligentemente selezionata come singolo di lancio (si è rivelata una scelta azzeccata, dal momento che nelle prime settimane l'interesse nei confronti della band è stato piuttosto vivo, tanto che in Italia "Wonderlustre" si è piazzato al primo posto in classifica). Le magagne semmai cominciano con "Over The Love". Cosa non va? Il brano è orecchiabilissimo e spicca senza problemi nelle playlist radiofoniche. Il guaio è che sembra già sentito, non solo per via del mood vagamente coldplayano, ma perché il ritornello è sospettosamente simile a quello della canzone "Lights Out", che pochi mesi prima ha segnato, nel Regno Unito, il ritorno del redivivo Rick Astley (sì, proprio lui!). "Talk Too Much" quasi riesce a essere una nuova "You'll Follow Me Down"; "The Sweetest Thing" è un potenziale hit-single e, nonostante il testo banalotto, funziona (così come la tiratissima "It Doesn't Matter"). La seconda parte del lavoro è invece un po' stanca, senza veri e propri tonfi, ma soprattutto senza guizzi. "Feeling The Itch" richiama ancora una volta i bei tempi andati - ma per il resto si tira spesso a campare.

"Wonderlustre" è un album dignitoso, ben confezionato e con una discreta dose di hook al posto giusto. Non è una reunion disperata, né ci sono episodi imbarazzanti, e Skin ritrova in parte l'ispirazione che aveva perso nel corso del passato decennio. Però ci si poteva (e doveva) aspettare di più. Come tanti altri loro colleghi, neanche gli Skunk Anansie sono sfuggiti al discutibile espediente della ristampa con l'aggiunta di bonus tracks (già è in arrivo la "Tour Edition" di "Wonderlustre", che intende rilanciare il lavoro in occasione degli imminenti concerti e che comprende sei nuove registrazioni dal vivo).
di Alessandro LICCARDO per ONDAROCK.IT

 

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