Dissesto idrogeologico: aggiornamenti sulla frana di Cimenasco...

CASTAGNETO PO - Pubblico numeroso al consiglio comunale di mercoledì 24 novembre. Molti e importanti i punti all’ordine del giorno: l’ecostazione, la messa in sicurezza dei locali retrostanti la chiesa di San Genesio, il parco giochi, l’incerta destinazione di Palazzo Matta, lo stanziamento di 60.000 euro per i carotaggi a Cimenasco.
E probabilmente proprio la frana di Cimenasco era l’argomento più atteso. La minoranza consiliare  “Insieme per Castagneto” aveva presentato tre interrogazioni per ottenere chiarimenti, più una mozione di censura nei confronti del vicesindaco. Per la minoranza è stata l’occasione per esporre dettagliatamente la vicenda fin dal suo inizio. La storia infatti non comincia nel maggio 2010. Comincia l’anno prima, nel 2009, quando la ditta Acer apre un cantiere nella località per costruirvi alcune palazzine. La terra dello scavo, però, invece di essere portata via, viene lasciata a fianco del cantiere, in una zona storicamente di frana. Che l’area sia franosa non è un mistero: lo sa il CNR dal 1975, e soprattutto lo sa l’Amministrazione di Castagneto almeno dal 2003, come attesta una deliberazione di consiglio di quell’anno. Le aree franose purtroppo hanno un difetto, quello di franare. Ed infatti il 5 e il 6 maggio la frana arriva. Colpa delle piogge di quei giorni? Forse anche. Ma quelle piogge non sono state particolarmente intense. In passato, in occasione di precipitazioni ben più abbondanti, la frana è rimasta ferma.  Guarda caso, ha ripreso a muoversi proprio dopo i lavori del cantiere. Comunque, l’ARPA ispeziona immediatamente l’area, accerta il dissesto idrogeologico, e il 13 maggio impone al Comune di prendere provvedimenti. Ma l’Amministrazione non informa il consiglio né, a quanto sembra, esegue le disposizioni dell’ARPA. Non si muove nemmeno dopo gli accertamenti del CNR (3 agosto). E nemmeno dopo il sequestro dell’area da parte della Guardia Forestale (fine agosto). Finalmente il 5 novembre emette un’ordinanza che – sulla base dell’art. 118 del “Codice dell’ambiente” (DLGS 152 / 2006) – impone all’impresa di rimuovere entro 30 giorni la terra scavata. Ma intanto sono stati persi sei mesi preziosi. 
pm.
Sul sito di "Insieme per Castagneto" tutti i documenti citati: ordinanze dl sindaco, la normativa, gli studi Arpa e Cnr, ecc.

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