Alla luce dei recenti allagamenti che hanno colpito in particolare (ma non solo) l'area attigua al parco Mauriziano (dove dovrebbero sorgere nuovi palazzi...), riproponiamo questo interessante articolo di oltre un anno fa sulla situazione relativa ai frequenti allagamenti in diverse zone di Chivasso.
CHIVASSO - Se quasi l’intera città di Chivasso va a mollo ogni volta che vien giù un temporale, le colpe non sono della mamma santissima o del porco il mondo che c’abbiamo sotto i piedi. Le responsabilità di una situazione idrogeologica “da suicidio” stanno tutte nello studio che si è fatto del territorio chivassese e nelle soluzioni che si sono prese per evitare che la città andasse a bagno quando canali, rii e rogge non ce la fanno più a contenere l’acqua che portano. Studio e soluzioni da stralciare, prima di mettere mano ad una manutenzione dei corsi d’acqua che praticamente non è mai stata fatta.
“Vergogna”, urlerebbe Carla Boero, se solo potesse ancora farsi un giro lungo quel canale, la gronda ovest, nato male nella prima amministrazione Fluttero e mantenuto peggio in questa amministrazione Matola. “Vergogna”, griderebbe a vedere la manutenzione dei rii minori che praticamente non esiste. “Vergogna”, batterebbe i pugni sul tavolo nell’accorgersi, ad ogni cantina allagata della Blatta, o di via Mazzè, o del Borgo Posta, che aveva ragione lei... Parte oggi la nostra mini-inchiesta sul sistema idrogeologico del territorio di Chivasso.
A Valle dell’Orco.
In questa città, a valle dell’Orco, le condizioni per dormire sonni tranquilli, non ci sono. A Chivasso scende da nord a sud, verso il Po, semplicemente perché l’acqua scorre dall’alto verso il basso, una miriade di rii, canali, rogge, che permette l’irrigazione sostanzialmente di tutto il territorio che, di per sè, è già un “rifiorire” di falde alte. Le inondazioni del ‘94 e del 2000 sono state la prova “provata” che quando l’evento è eccezionale, non rimane che farsi il segno della croce... Si aggiunge il fatto che, un tempo, i rii, i canali e le rogge erano ben conservati dai contadini: oggi, basta farsi un giro nelle frazioni Montegiove, Mosche, Boschetto, in località Pozzo o Laietto, per accorgersi che lo sono molto meno e che il Comune fa poco o nulla per provvedere.
Le espansioni urbane di Chivasso, ma anche di Montanaro e Caluso, hanno ridotto costantemente i terreni agricoli: un terreno coperto dall’asfalto delle strade e dal cemento degli edifici non assorbe l’acqua come un terreno agricolo. Ciò aumenta i pericoli di inondazione: più i palazzi “crescono”, più saranno soggetti ad avere – se va bene – la cantina allegata. “L’amministrazione comunale - spiega l’ex assessore all’Urbanistica, Pipino - dovrebbe avere il coraggio di dire ai costruttori che in certe zone della città i palazzi si possono costruire ma senza cantine o, addirittura, pian terreno. Solo così si possono evitare gli allagamenti”. “Palazzi-palafitte” ne sono sorti un po’ ovunque, a nord della ferrovia.
Gli sbarramenti.
Le acque che scendono da Nord a Sud verso l’abitato di Chivasso per andare a buttarsi in Po incontrano quattro sbarramenti perpendicolari al loro moto: l’alta velocità, l’autostrada A4 Torino-Milano, la ferrovia e la strada regionale 11, cioè Stradale Torino (a Ovest) e corso Galileo Ferraris (a Est).
La costruzione di una grande quantità di sovrappassi e sottopassi, avvenuta in modo per lo meno poco ordinato, ha aumentato il rischio di esondazioni: chiudere qui, per deviare là, ha allagato quaggiù. Insomma, un disastro.
Tornando a bomba, la Tav è stata costruita in modo da lasciare ampi spazi tra un pilone e l’altro per consentire lo scorrimento dei corsi d’acqua ma anche dell’acqua eventualmente esondata. Per l’autostrada sono stati effettuati lavori di allargamento. Invece, le ferrovie e Stradale Torino restano due sbarramenti “compatti”: i lavori sono modestissimi e non hanno ridotto il rischio di allagamenti. L’acqua passa o in superficie o intubata sotto la ferrovia e sotto Stradale Torino e corso Galileo Ferraris. Quando questi stretti passaggi o tubi si “tappano” per la scarsa manutenzione, durante le piogge intense il pericolo di esondazione è forte. Un esempio, il rio che sbuca di sotto alla ferrovia a fianco di via Settimo, costeggia il Parco Mauriziano e poi scende verso il “Famila”: nelle ultime alluvioni ha allagato l’area del semaforo di via Foglizzo, strada per Montanaro, tagliando fuori il quartiere dal centro di Chivasso perché la tangenziale sud non esisteva ancora.
La gronda ovest.
La capacità del territorio del Comune di Chivasso di assorbire acqua piovana e di “lavamento” è diminuita moltissimo in seguito alla costruzioni delle due grandi aree della Lancia e poi della Chind. Già da allora, si è posto il problema di come sbarazzarsi dell’acqua che così non veniva più assorbita.
Nacque l’idea di un canale di gronda che all’incirca dall’area Lancia si dirigesse in direzione ovest – est verso e oltre Castelrosso, per sfociare in Po a valle di Chivasso. Quel canale non si fece. Al suo posto, a fine anni Novanta durante la prima amministrazione Fluttero, è stato costruito in direzione opposta l’attuale canale di gronda che parte all’incirca da Montegiove e va verso Ovest. “Un canale che non serve a niente”, tuona Piero Fassiano di Montegiove, tra i più agguerriti detrattori dell’opera. “Porta l’acqua in una zona ad ovest della città e così, poi, la riporta direttamente a Chivasso con gli altri canali. Ma come si fa a concepire un’opera del genere?”. Già, perché il problema del canale di gronda è che è stato “ideato” con moto inverso rispetto al normale decorso dell’acqua. “Quel canale che avrebbe dovuto raccogliere tutte le acque che arrivano da nord - spiega ancora Pipino - doveva seguire il corso naturale da ovest verso est. Invece è stato fatto all’incontrario, da est verso ovest e così, quando è pieno, l’acqua torna indietro...”.
Dove scarica la gronda ovest? Verso l’Orco? Niente affatto. A Pratoregio curva verso sud e si butta dentro il Rio Nuovo Orchetto, che scende alla Rivoira e lì oltrepassa la ferrovia per andare a buttarsi in Po. Ma in parte scarica anche nella Gora San Marco, che a sua volta torna verso Chivasso, si biforca nella Roggia San Marco, che attraversa la città in senso Ovest-Est, e nel Canale Rio Orchetto. Insomma, tutte le acque portano a Chivasso. Si salvi, o scappi, chi può...
Continua sul prossimo numero.
Emiliano Rozzino.
da «La Voce del Canavese» del 29 giugno 2009..
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